lunedì 23 dicembre 2013

Una vita ad arte

C. Monet - Il sentiero riparato (1873)


Sono stata a vedere una mostra a Verona.
Verso Monet: storia del paesaggio dal Seicento al Novecento.

Ed ecco che si sono aperte riflessioni mentre sostavo, in ordine sparso, davanti alle opere che più attraevano la mia attenzione. 
Non mi piacciono le audioguide.
Preferisco leggere gli stralci di introduzione ai vari periodi, tratti dal catalogo, che indicano percorsi possibili di lettura senza dire troppo, lasciando alla mia mente la libertà di fare voli associativi legati ai mondi paralleli, l'interiorità degli artisti, i periodi e le rivoluzioni, personali e sociali, e l'interiorità delle storie di vita che ogni giorno ascolto, narrate dai protagonisti.
Nel titolo di un suo famoso libro, Erving Polster dichiarava che “Ogni vita merita un romanzo”, ed è la narrazione che permette di ri-attribuire un significato agli eventi, belli o brutti che siano stati.
Così mi sono immaginata questo percorso d'arte come tappe di vita di ciascuno, per provare a trasformare in arte, non solo parole, ciò che accade dentro ognuno di noi.

Il Seicento si apre con la rappresentazione della natura, che non è più solo sfondo per rappresentare altro che si impone sulla scena, quanto piuttosto protagonista, gioco di profondità, nel passaggio fondamentale dell'occhio che osserva non più soltanto un Santo o un personaggio storico, ma anche i luoghi dove lui abita, vividi di segni e trasformazioni tangibili.
I cieli, le valli, le montagne e i fiumi.
In alcuni casi è solo il titolo che richiama al personaggio, mentre l'occhio è catturato da uno di questi elementi che sembrano apparire in tutta la loro bellezza per la prima volta.


C. Lorrain - Paesaggio con S.Filippo che battezza l'eunuco (1678)

Accade anche nella vita, quando la nostra attenzione comincia a posarsi fuori da noi stessi: non siamo più l'unico personaggio degno di nota, bensì parte di una società, di una relazione, di un gruppo. Avviene quando si riesce a empatizzare con chi è fuori di noi, cogliendone le sfumature, perdendo di vista per poco o molto tempo le nostre necessità che fino a momenti prima la facevano da padrone.
Ci sono fasi di vita in cui addirittura ci si perde in questo mondo fuori, lasciando che le sue mutevolezze ci trascinino in una strada che non sempre ci appartiene, ma è necessaria per conoscere.
Il Seicento. Il vero e il falso della Natura, dice Goldin, il curatore della mostra.
La crisi. Il vero e il falso dell'identità, gli faccio eco io.

Prossima sala. Il Settecento.
Sono rimasta incantata di fronte alle Vedute degli artisti veneziani.



Soprattutto il Bacino di San Marco del Canaletto (1738): mi ha fatto pensare a come nella vita ci sono momenti in cui è necessario soffermarsi sui dettagli, descrivere anche fino all'inverosimile situazioni, emozioni, pensieri... sviscerando oppure razionalizzando, l'importante è riuscire a descrivere a parole quello che accade.
Occorre avere una visione ampia e obiettiva ma allo stesso tempo circoscritta e soggettiva.
Inseriti fra le vedute, ho scoperto un tipo di dipinto molto particolare: i Capricci.

B. Bellotto - Capriccio con arco di trionfo in rovina sul bordo della laguna, 1743

Qui l'artista si concede di inserire un elemento architettonico fuori dal contesto, un arco romano sulla laguna, una colonna corinzia in riva a un fiume... come a sottolineare che ci sono momenti in cui può essere benefico uscire dall'obiettività e concedersi un'evasione, una libertà se pur piccola, all'interno di ciò che è.
Quando si diventa consapevoli, bisogna imparare a passare dal generale al particolare, in un movimento interiore che permetta di gestire i vissuti e vedere soluzioni alternative, anche creando qualcosa che prima non c'era.
Gli orizzonti di un paesaggio possono essere considerati limiti oppure confini da oltrepassare per scoprire e scoprirsi.
È così che si può dare vita a parti nuove di sé.

Ed ecco che sulla parete del Romanticismo, il periodo di rottura rispetto alle prospettive classiche, ho letto questa frase di John Constable "non si vede veramente qualcosa, se non lo si capisce".
Di nuovo l'esplosione della natura in tutta la sua mutevolezza.
Il mare al chiaro di luna di Friedrich, il temporale di Lotz, le onde di Courbet, il placido lago di Heade... tutte metafore degli stati d'animo di ogni essere umano, che occorre non solo conoscere, ma possedere, comprenderli fino in fondo per poter essere individui integrati e armonici.
Non basta descrivere, bisogna vivere a pieno e fino in fondo ogni elemento che ci appartiene, conoscere e includere aspetti anche contraddittori, per essere persone più complete.

C.D. Friedrich - Mare al chiaro di luna (1835-36)

G. Courbet - Le onde (1869)

È proprio quando siamo in contatto con tutto ciò che ci abita, quando usciamo dai conflitti e ne facciamo una sintesi costruttiva per la nostra evoluzione personale, che si può passare nella sala attigua: L'impressionismo.
È qui che la particolare modalità di vedere le cose di ciascun artista prevale sull'obiettività; è qui che ognuno può esprimere la sua lettura del paesaggio con colori nuovi, modi nuovi di rendere su tela ciò che ad occhi altrui appare contrario o semplicemente diverso.
Ma non importa. Colui che crea la sua vita, la crea a sua immagine, con il suo tratto distintivo unico e particolare, irripetibile, che magari necessita di aggiungere un tocco di blu elettrico nel verde degli ulivi, come fa Van Gogh, e se ne frega se a qualcuno non piace.



È il coraggio di essere autentici, fedeli a se stessi, col rischio di passare per pazzi o visionari per il resto del mondo.

E infine Monet.
Il punto più alto. Dove la natura è trasfigurazione della spiritualità, contatto profondo con l'intimità di ciascuno. Contatto con il transpersonale, avrebbe detto Roberto Assagioli, il padre della Psicosintesi.



“Noi siamo la splendida promessa di ciò che possiamo divenire”, ricorda Assagioli, ma proprio come le ninfee di Monet, abbiamo bisogno di affondare le radici nel fango, appropriarsi di tutto ciò che ci appartiene, prima di schiudersi nella nostra meraviglia e mostrarsi nel mondo in tutta la nostra bellezza, frutto anche di quel fango.

Vi auguro un Natale di rinascita, gioia e semplicità.
virginia


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Come sempre.....senza parole.... I tuoi scritti arrivano dritti in quel luogo intimo e profondo chiamato anima
Grazie
Gioiose feste.

donneincontatto ha detto...

che bello, grazie!In effetti spero sempre che siano parole profonde e significative per chi legge...
Gioiose feste a te!