Verso Monet: storia del paesaggio dal
Seicento al Novecento.
Ed ecco che si sono aperte riflessioni
mentre sostavo, in ordine sparso, davanti alle opere che più
attraevano la mia attenzione.
Non mi piacciono le audioguide.
Non mi piacciono le audioguide.
Preferisco leggere gli stralci di
introduzione ai vari periodi, tratti dal catalogo, che indicano
percorsi possibili di lettura senza dire troppo, lasciando alla mia
mente la libertà di fare voli associativi legati ai mondi paralleli,
l'interiorità degli artisti, i periodi e le rivoluzioni, personali e
sociali, e l'interiorità delle storie di vita che ogni giorno
ascolto, narrate dai protagonisti.
Nel titolo di un suo famoso libro, Erving
Polster dichiarava che “Ogni vita merita un romanzo”,
ed è la narrazione che permette di ri-attribuire un significato agli
eventi, belli o brutti che siano stati.
Così mi sono immaginata questo percorso
d'arte come tappe di vita di ciascuno, per provare a trasformare in
arte, non solo parole, ciò che accade dentro ognuno di noi.
Il Seicento si apre con la
rappresentazione della natura, che non è più solo sfondo per
rappresentare altro che si impone sulla scena, quanto piuttosto
protagonista, gioco di profondità, nel passaggio fondamentale
dell'occhio che osserva non più soltanto un Santo o un personaggio
storico, ma anche i luoghi dove lui abita, vividi di segni e
trasformazioni tangibili.
I cieli, le valli, le montagne e i fiumi.
In alcuni casi è solo il titolo che
richiama al personaggio, mentre l'occhio è catturato da uno di
questi elementi che sembrano apparire in tutta la loro bellezza per
la prima volta.
C. Lorrain - Paesaggio con S.Filippo che battezza l'eunuco (1678)
Accade anche nella vita, quando la nostra
attenzione comincia a posarsi fuori da noi stessi: non siamo più
l'unico personaggio degno di nota, bensì parte di una società, di
una relazione, di un gruppo. Avviene quando si riesce a empatizzare
con chi è fuori di noi, cogliendone le sfumature, perdendo di vista
per poco o molto tempo le nostre necessità che fino a momenti prima
la facevano da padrone.
Ci sono fasi di vita in cui addirittura
ci si perde in questo mondo fuori, lasciando che le sue mutevolezze
ci trascinino in una strada che non sempre ci appartiene, ma è
necessaria per conoscere.
Il Seicento. Il vero e il falso della
Natura, dice Goldin, il curatore della mostra.
La crisi. Il vero e il falso
dell'identità, gli faccio eco io.
Prossima sala. Il Settecento.
Soprattutto il Bacino di San Marco
del Canaletto (1738): mi ha fatto pensare a come nella vita ci sono
momenti in cui è necessario soffermarsi sui dettagli, descrivere
anche fino all'inverosimile situazioni, emozioni, pensieri...
sviscerando oppure razionalizzando, l'importante è riuscire a
descrivere a parole quello che accade.
Occorre avere una visione ampia e
obiettiva ma allo stesso tempo circoscritta e soggettiva.
Inseriti fra le vedute, ho scoperto un
tipo di dipinto molto particolare: i Capricci.
B. Bellotto - Capriccio con arco di trionfo in rovina sul bordo della laguna, 1743
Qui l'artista si concede di inserire un
elemento architettonico fuori dal contesto, un arco romano sulla
laguna, una colonna corinzia in riva a un fiume... come a
sottolineare che ci sono momenti in cui può essere benefico uscire
dall'obiettività e concedersi un'evasione, una libertà se pur
piccola, all'interno di ciò che è.
Quando si diventa consapevoli, bisogna
imparare a passare dal generale al particolare, in un movimento
interiore che permetta di gestire i vissuti e vedere soluzioni
alternative, anche creando qualcosa che prima non c'era.
Gli orizzonti di un paesaggio possono
essere considerati limiti oppure confini da oltrepassare per scoprire
e scoprirsi.
È così che si può dare vita a parti
nuove di sé.
Ed ecco che sulla parete del
Romanticismo, il periodo di rottura rispetto alle prospettive
classiche, ho letto questa frase di John Constable "non
si vede veramente qualcosa, se non lo si capisce".
Di nuovo l'esplosione della
natura in tutta la sua mutevolezza.
Il mare al chiaro di luna di
Friedrich, il temporale di Lotz, le onde di Courbet, il placido lago
di Heade... tutte metafore degli stati d'animo di ogni essere umano,
che occorre non solo conoscere, ma possedere, comprenderli fino in
fondo per poter essere individui integrati e armonici.
Non basta descrivere,
bisogna vivere a pieno e fino in fondo ogni elemento che ci
appartiene, conoscere e includere aspetti anche contraddittori, per
essere persone più complete.
È proprio quando siamo in
contatto con tutto ciò che ci abita, quando usciamo dai conflitti e
ne facciamo una sintesi costruttiva per la nostra evoluzione
personale, che si può passare nella sala attigua: L'impressionismo.
È qui che la particolare
modalità di vedere le cose di ciascun artista prevale
sull'obiettività; è qui che ognuno può esprimere la sua lettura
del paesaggio con colori nuovi, modi nuovi di rendere su tela ciò
che ad occhi altrui appare contrario o semplicemente diverso.
Ma non importa. Colui che
crea la sua vita, la crea a sua immagine, con il suo tratto
distintivo unico e particolare, irripetibile, che magari necessita di
aggiungere un tocco di blu elettrico nel verde degli ulivi, come fa
Van Gogh, e se ne frega se a qualcuno non piace.
È il coraggio di essere autentici, fedeli a se stessi, col rischio di passare per pazzi o visionari per il resto del mondo.
È il coraggio di essere autentici, fedeli a se stessi, col rischio di passare per pazzi o visionari per il resto del mondo.
E infine Monet.
Il punto più alto. Dove la
natura è trasfigurazione della spiritualità, contatto profondo con
l'intimità di ciascuno. Contatto con il transpersonale, avrebbe
detto Roberto Assagioli, il padre della Psicosintesi.
“Noi siamo la splendida
promessa di ciò che possiamo divenire”, ricorda Assagioli, ma
proprio come le ninfee di Monet, abbiamo bisogno di affondare le
radici nel fango, appropriarsi di tutto ciò che ci appartiene, prima
di schiudersi nella nostra meraviglia e mostrarsi nel mondo in tutta
la nostra bellezza, frutto anche di quel fango.
Vi auguro un Natale di
rinascita, gioia e semplicità.
virginia
2 commenti:
Come sempre.....senza parole.... I tuoi scritti arrivano dritti in quel luogo intimo e profondo chiamato anima
Grazie
Gioiose feste.
che bello, grazie!In effetti spero sempre che siano parole profonde e significative per chi legge...
Gioiose feste a te!
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