“Il nostro incontro è
nascosto da un velo.
Quando
il velo cadrà
né tu né io rimarremo”
(O. Khayyam)
Ho scelto questa poesia in
apertura, perché a mio avviso, riesce a dare come in un colpo
d'occhio, l'immagine del rapporto perverso che si instaura in certi
tipi di coppie, legami dove si crea una sorta di dipendenza, che
nulla ha a che vedere con l'amore.
Omar Khayyam, poeta
persiano, descriveva mille anni fa il tutto con una lucida
consapevolezza mentre invece di solito, io mi trovo a intervenire
sostenendo una delle due parti, dopo la caduta del velo, che trova la
parte più fragile rovinosamente a terra.
Il velo è la metafora
dell'illusione, rappresenta un filtro che non permette alle due
persone di vedersi davvero, perché per sottile che sia, altera le
forme e le percezioni.
Quando due esseri si
incontrano, in un primo momento è normale essere vittime di
proiezioni di bisogni: cerchiamo qualcosa e magari pensiamo di averlo
trovato in quegli occhi che ci rispecchiano.
Troppo spesso però
cerchiamo solo una parte di noi, piuttosto che un'alterità da
accettare e amare.
Nei rapporti “perversi”
questo processo può avvenire all'ennesima potenza, con risvolti
distruttivi molto gravi.
Vediamone insieme le tappe:
Fase 1 - Il partner
“predatore”, può arrivare a cogliere, per una “sensitività”
a lui innata (da non confondere con la sensibilità), i bisogni più
reconditi della propria “vittima”, per cui farà di tutto per
dimostrarle che rappresenta tutto ciò che lei sta cercando da un
uomo.
Lorenzo Licalzi, nel suo
disarmante romanzo, ci dà una descrizione divertente e allo stesso
tempo aberrante di questa tipologia di uomo:
“colgo al volo i desideri
più intimi di ogni donna, le fantasticherie inconfessabili, quelle
più segrete. Posso essere un padre, un figlio, un nonno se occorre.
Cambio mestiere se è il
caso. E sono medico per le ipocondriache, psicologo per le
psicolabili, scrittore scultore pittore o poeta per le sognatrici,
filosofo per le tormentate, maniaco per le perverse; ma sono anche
idraulico, carrozziere, meccanico. Dipende dalla donna, dai luoghi,
dalla situazione. […]
Appena conosco una donna con
un hobby o un interesse particolare mi precipito in libreria a
documentarmi […] e il giorno dopo sono pronto a stupirla. Perché
non c'è niente come far credere che, casualmente, si hanno gli
stessi interessi che, almeno all'inizio, colpisce, e a me
interessa soltanto l'inizio.”
(Il privilegio di essere
un guru, 2004)
Il nucleo del bisogno del
predatore è proprio nell'ultima frase.
Fare colpo, vedere la sua
preda che lo guarda con occhi sognanti, il sentirsi così unico al
mondo e degno di adorazione.
Per sentirsi oggetto di
tutto ciò, il predatore mette in atto tutte le sue strategie
seduttive, e se questo non basta, si mostra a sua volta affascinato,
innamorato e perdutamente bisognoso della presenza della vittima, che
spesso cede lusingata.
La vittima da parte sua è
spesso una persona che può avere una profonda sete di rinforzi alla
sua autostima, che ancora non ha strutturato una sua identità
autonoma e che dipende dagli altri significativi per definirsi.
Si instaura così un
primissimo nucleo simbiotico, dove il predatore fa sperimentare alla
vittima che il loro mondo è perfetto solo se sono insieme, che sono una cosa
sola, portandola a un progressivo ritiro sociale.
Anche se la partner non è
d'accordo con alcune posizioni di lui (dalle quali peraltro appare
graniticamente irremovibile) come può contraddirlo, lui così buono,
bello, indispensabile, che fa tutto per lei, che magari dichiara pure
di aver rinunciato a qualcosa per la loro storia? O di aver fatto per
la prima volta azioni impensabili prima!? (donandole l'illusione che
lei sia la sola che lo ha fatto capitolare).
All'inizio, inoltre, il predatore ha
bisogno di credere che la sua partner sia perfetta (perché gli
rimanda la stessa cosa di se stesso, dato che si sono scelti), per
cui cercherà modalità soprattutto indirette per controllarne i
comportamenti, i pensieri, le emozioni, al fine di evitare di
affrontare la possibilità di un confronto-conflitto.
È qui che nascono i
pensieri a voce alta, commenti su altre “poco serie” “donnette”
che pensano, fanno e manifestano parti di sé che lui non tollera e
presume che anche lei la pensi allo stesso modo (di solito non è
così, ma lei si adegua per piacergli).
Queste non sono altro che le
basi di ciò che dopo un po' di tempo prende la via dell'accusa del
tipo “lo sapevi che ero così, che la pensavo così e all'inizio ti
andava bene.”
La partner comincia a essere
perplessa: il suo principe azzurro ha dei mutamenti repentini e si
trasforma sempre più spesso in un mostro spietato.
Ma come può lei rovinare
questo idillio per degli occasionali e brevissimi atti
irrispettosi???
[Continua lunedi
prossimo...]
buona settimana
virginia
1 commento:
Infinite sadness...
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