lunedì 9 giugno 2014

I legami patologici: come uscirne?




Il nostro incontro è nascosto da un velo.
Quando il velo cadrà
né tu né io rimarremo
(O. Khayyam)

Ho scelto questa poesia in apertura, perché a mio avviso, riesce a dare come in un colpo d'occhio, l'immagine del rapporto perverso che si instaura in certi tipi di coppie, legami dove si crea una sorta di dipendenza, che nulla ha a che vedere con l'amore.
Omar Khayyam, poeta persiano, descriveva mille anni fa il tutto con una lucida consapevolezza mentre invece di solito, io mi trovo a intervenire sostenendo una delle due parti, dopo la caduta del velo, che trova la parte più fragile rovinosamente a terra.
Il velo è la metafora dell'illusione, rappresenta un filtro che non permette alle due persone di vedersi davvero, perché per sottile che sia, altera le forme e le percezioni.
Quando due esseri si incontrano, in un primo momento è normale essere vittime di proiezioni di bisogni: cerchiamo qualcosa e magari pensiamo di averlo trovato in quegli occhi che ci rispecchiano.
Troppo spesso però cerchiamo solo una parte di noi, piuttosto che un'alterità da accettare e amare.
Nei rapporti “perversi” questo processo può avvenire all'ennesima potenza, con risvolti distruttivi molto gravi.

Vediamone insieme le tappe:

Fase 1 - Il partner “predatore”, può arrivare a cogliere, per una “sensitività” a lui innata (da non confondere con la sensibilità), i bisogni più reconditi della propria “vittima”, per cui farà di tutto per dimostrarle che rappresenta tutto ciò che lei sta cercando da un uomo.

Lorenzo Licalzi, nel suo disarmante romanzo, ci dà una descrizione divertente e allo stesso tempo aberrante di questa tipologia di uomo:

“colgo al volo i desideri più intimi di ogni donna, le fantasticherie inconfessabili, quelle più segrete. Posso essere un padre, un figlio, un nonno se occorre.
Cambio mestiere se è il caso. E sono medico per le ipocondriache, psicologo per le psicolabili, scrittore scultore pittore o poeta per le sognatrici, filosofo per le tormentate, maniaco per le perverse; ma sono anche idraulico, carrozziere, meccanico. Dipende dalla donna, dai luoghi, dalla situazione. […]
Appena conosco una donna con un hobby o un interesse particolare mi precipito in libreria a documentarmi […] e il giorno dopo sono pronto a stupirla. Perché non c'è niente come far credere che, casualmente, si hanno gli stessi interessi che, almeno all'inizio, colpisce, e a me interessa soltanto l'inizio.”
(Il privilegio di essere un guru, 2004)

Il nucleo del bisogno del predatore è proprio nell'ultima frase.
Fare colpo, vedere la sua preda che lo guarda con occhi sognanti, il sentirsi così unico al mondo e degno di adorazione.
Per sentirsi oggetto di tutto ciò, il predatore mette in atto tutte le sue strategie seduttive, e se questo non basta, si mostra a sua volta affascinato, innamorato e perdutamente bisognoso della presenza della vittima, che spesso cede lusingata.
La vittima da parte sua è spesso una persona che può avere una profonda sete di rinforzi alla sua autostima, che ancora non ha strutturato una sua identità autonoma e che dipende dagli altri significativi per definirsi.
Si instaura così un primissimo nucleo simbiotico, dove il predatore fa sperimentare alla vittima che il loro mondo è perfetto solo se sono insieme, che sono una cosa sola, portandola a un progressivo ritiro sociale.
Anche se la partner non è d'accordo con alcune posizioni di lui (dalle quali peraltro appare graniticamente irremovibile) come può contraddirlo, lui così buono, bello, indispensabile, che fa tutto per lei, che magari dichiara pure di aver rinunciato a qualcosa per la loro storia? O di aver fatto per la prima volta azioni impensabili prima!? (donandole l'illusione che lei sia la sola che lo ha fatto capitolare).
All'inizio, inoltre,  il predatore ha bisogno di credere che la sua partner sia perfetta (perché gli rimanda la stessa cosa di se stesso, dato che si sono scelti), per cui cercherà modalità soprattutto indirette per controllarne i comportamenti, i pensieri, le emozioni, al fine di evitare di affrontare la possibilità di un confronto-conflitto.
È qui che nascono i pensieri a voce alta, commenti su altre “poco serie” “donnette” che pensano, fanno e manifestano parti di sé che lui non tollera e presume che anche lei la pensi allo stesso modo (di solito non è così, ma lei si adegua per piacergli).
Queste non sono altro che le basi di ciò che dopo un po' di tempo prende la via dell'accusa del tipo “lo sapevi che ero così, che la pensavo così e all'inizio ti andava bene.”
La partner comincia a essere perplessa: il suo principe azzurro ha dei mutamenti repentini e si trasforma sempre più spesso in un mostro spietato.
Ma come può lei rovinare questo idillio per degli occasionali e brevissimi atti irrispettosi???

[Continua lunedi prossimo...]

buona settimana
virginia 

1 commento:

Chiara ha detto...

Infinite sadness...