Cominciamo da una premessa
paradossale: più sta bene in una relazione, più il predatore avrà
bisogno di metterla alla prova, con mezzi di tutti i tipi –
dall'esasperare i bisogni per vedere se la compagna lo ama davvero,
al tradirla per vedere se lo lascerà o invece sarà disposta a tutto
per lui.
La gelosia che manifesta in
modalità possessive, che tu magari interpreti come segnale del suo
amore, non è altro che il vissuto proiettivo dei suoi desideri di
tradire, scappare dalla relazione...
Di fronte agli scoppi di
rabbia, le aggressioni verbali o le accuse è inutile portare
giustificazioni o evidenze, perché in realtà a nulla varranno. Non
riesce empaticamente a mettersi nei panni altrui, perché tutto è
attribuito a un difetto del partner.
La donna è un oggetto da
controllare, usare, direzionare a proprio piacimento, perché
comunque c'è sempre uno stato di diffidenza nei confronti del
femminile che deriva spesso dal rapporto disfunzionale con sua madre.
Quando il rapporto finisce –
soprattutto se sei tu a farlo finire – non tollererà di non aver
avuto il controllo sull'evento, ma comunque lo vivrà interiormente
come una liberazione (anche se ti dirà il contrario).
Dopo la separazione, se ci
sarà un nuovo incontro, una riappacificazione o riavvicinamento,
sarà “speciale” come è stato l'idillio iniziale, ma per un
bisogno di sentirsi unico e fondamentale per l'altra, non per una
vera volontà di iniziare un nuovo rapporto su diverse basi. Spesso,
dopo una prima separazione, cercheranno di instaurare degli incontri
mordi e fuggi, con la scusa del ricominciare piano piano... ma
soprattutto dopo che gli avete inferto questo colpo mortale, tenderà
a farvela pagare tenendovi sulla corda in uno stillicidio di
richieste e conferme (questa volta deve proprio essere sicuro di voi,
quando invece il primo a non volere assolutamente nulla è lui).
Il suo gioco si basa su
questa regola: se io sono così la colpa è tua.
Quindi induce la compagna a
fare di tutto per cambiare, sperimentare nuovi modi di essere, di
fare, per dimostrargli l'amore ma soprattutto nel terrore che prima o
poi arrivi quella perfetta per lui.
Toglietevi dalla testa che
esista.
Non un'altra per lui, ma
quella “perfetta”.
Un'altra magari arriverà,
ma sarà una povera malcapitata che rivivrà esattamente la vostra
agonia, magari anche peggio, perché a lei dirà forse che eravate
voi quelle perfette per soggiogarla nella solita sudditanza
psicologica.
Una regola su tutte. Questi
tipi di personalità non cambiano. Non vengono solitamente nemmeno in
terapia perché loro “non ne hanno bisogno e sono perfetti”,
quindi non ci sono speranze. Nessuna. Mai.
Quanto a te:
La prima cosa che puoi fare
è stamparti questo e gli altri post che ho scritto (qui e qui) e
leggerli come mantra per cominciare a smontare l'idea di uomo
perfetto che ti sei costruita e che pensi di non meritare.
Poi, leggi e rileggi milioni
di volte la fiaba di Barbablù nel libro “Donne che corrono coi
lupi” della Pinkola Estes (che trovi in un mio riassunto qui) per
cominciare a togliere quella modalità autolesionista che ti porta a
dire “infondo quella barba non è così blu...”.
Se hai avuto la fortuna di
liberarti di lui – si, vale anche se (e soprattutto) è lui che si
è liberato di te – non cercare occasioni per avere spiegazioni,
per capire meglio, per farti chiedere scusa di quello che ti ha fatto
(tanto non lo farà o se lo farà sarà per ottenere qualcos'altro)
né concedergli una possibilità di incontrarvi con la scusa che ti
deve restituire o recuperare qualcosa (sicuramente in modo tattico si
è tenuto un oggetto tuo o ha “dimenticato” da te quell'accendino
o quella maglietta o quello spazzolino a cui è così affezionato!)
neppure se si tratta dell'offerta di lavoro che aspettavi da tutta la
vita e lui all'improvviso si è ricordato di conoscere il migliore
amico del titolare dell'azienda – che sbadato, fino a che stavate
insieme non gli era proprio venuto in mente! ma siccome ti vuole
bene, nonostante tutto, ora ci tiene ad aiutarti. Ti prego digli di
no.
Come ti ho già detto lunedì
scorso, non provare a fare la psicologa con lui: non smascherare le
sue debolezze, metterlo di fronte alle sue difficoltà infantili, non
dirgli che hai capito da dove vengono le sue reticenze a impegnarsi.
Nel caso migliore negherà tutto e ti dirà che sei tu che hai
problemi. Nel caso peggiore invece, userà tutto questo per farti
ricadere nella sua tela mortale, manipolarti e renderti di nuovo sua
schiava: “dato che lo hai capito, solo tu mi puoi aiutare! Col tuo
aiuto ne verrò fuori, te lo prometto”.
Se sei già in preda alla
rabbia dovuta alla consapevolezza di tutto ciò che gli hai permesso
di fare, non lasciarti prendere dal desiderio di fargliela pagare,
dimostrandogli che non ti importa di lui. Non cadere in comportamenti
inutili come pubblicare sui social network frasi indirettamente
rivolte a lui (accresceresti solo la sua autostima nella riprova che
è ancora nei tuoi pensieri) non mettere foto dove sei in posti
divertenti, con amici, amiche, col sorriso stampato. Potresti essere
ripagata con la stessa moneta (più gli interessi – es. foto di lui
con altre donne) oppure accusata di tutto ciò che ti ha sempre
attribuito (vedi che avevo ragione, ti basta così poco per
dimenticarti di me. Dove è andato tutto il tuo dolore e la tua
disperazione? Adesso ti farai tutti...). Viste così possono sembrare
frasi sciocche, ma se ti ha tenuta incatenata con vissuti di questo
tipo, considera che sei ancora molto vulnerabile su questo piano e
potrebbero provocare l'opposto di quello che vuoi.
Se proprio vuoi punirlo,
ignoralo, non dargli alcun segnale, informazione o motivo per tenerti
anche indirettamente sotto controllo. Sarebbe meglio che tu non
avessi contatti neppure con persone di conoscenza comune, che possano
riportare frasi, dare notizie sulla tua vita ecc...
Preparati a tutto: nei casi
più drammatici, le strategie per ottenere di nuovo un posto di
rilievo nella tua vita potrebbero arrivare anche a inscenare sintomi
o malattie con la speranza di suscitare in te il senso di
accudimento. Non sto esagerando. Alcune donne che ho seguito sono
state manipolate nuovamente con notizie improvvise di attacchi di
panico da angoscia abbandonica e in caso estremo addirittura di un
tumore “ma no, cara, non ti voglio caricare di tutto, vado da solo
ai controlli, è un sospetto” svanito ovviamente nel nulla una
volta che lei è tornata.
Ultimo punto, ma
fondamentale, comincia a lavorare sulla tua identità, rinforza la
tua vacillante autostima con letture, percorsi di crescita personale
o di psicoterapia.
L'unica che può cambiare in
meglio la tua vita sei tu.
Non cercare di cambiare un
uomo. Cambia te stessa. E poi cambia l'uomo.
buona settimana
virginia
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