lunedì 23 giugno 2014

I legami patologici: come uscirne? [3 parte]



Cominciamo da una premessa paradossale: più sta bene in una relazione, più il predatore avrà bisogno di metterla alla prova, con mezzi di tutti i tipi – dall'esasperare i bisogni per vedere se la compagna lo ama davvero, al tradirla per vedere se lo lascerà o invece sarà disposta a tutto per lui.
La gelosia che manifesta in modalità possessive, che tu magari interpreti come segnale del suo amore, non è altro che il vissuto proiettivo dei suoi desideri di tradire, scappare dalla relazione...
Di fronte agli scoppi di rabbia, le aggressioni verbali o le accuse è inutile portare giustificazioni o evidenze, perché in realtà a nulla varranno. Non riesce empaticamente a mettersi nei panni altrui, perché tutto è attribuito a un difetto del partner.
La donna è un oggetto da controllare, usare, direzionare a proprio piacimento, perché comunque c'è sempre uno stato di diffidenza nei confronti del femminile che deriva spesso dal rapporto disfunzionale con sua madre.
Quando il rapporto finisce – soprattutto se sei tu a farlo finire – non tollererà di non aver avuto il controllo sull'evento, ma comunque lo vivrà interiormente come una liberazione (anche se ti dirà il contrario).
Dopo la separazione, se ci sarà un nuovo incontro, una riappacificazione o riavvicinamento, sarà “speciale” come è stato l'idillio iniziale, ma per un bisogno di sentirsi unico e fondamentale per l'altra, non per una vera volontà di iniziare un nuovo rapporto su diverse basi. Spesso, dopo una prima separazione, cercheranno di instaurare degli incontri mordi e fuggi, con la scusa del ricominciare piano piano... ma soprattutto dopo che gli avete inferto questo colpo mortale, tenderà a farvela pagare tenendovi sulla corda in uno stillicidio di richieste e conferme (questa volta deve proprio essere sicuro di voi, quando invece il primo a non volere assolutamente nulla è lui).
Il suo gioco si basa su questa regola: se io sono così la colpa è tua.
Quindi induce la compagna a fare di tutto per cambiare, sperimentare nuovi modi di essere, di fare, per dimostrargli l'amore ma soprattutto nel terrore che prima o poi arrivi quella perfetta per lui.
Toglietevi dalla testa che esista.
Non un'altra per lui, ma quella “perfetta”.
Un'altra magari arriverà, ma sarà una povera malcapitata che rivivrà esattamente la vostra agonia, magari anche peggio, perché a lei dirà forse che eravate voi quelle perfette per soggiogarla nella solita sudditanza psicologica.
Una regola su tutte. Questi tipi di personalità non cambiano. Non vengono solitamente nemmeno in terapia perché loro “non ne hanno bisogno e sono perfetti”, quindi non ci sono speranze. Nessuna. Mai.

Quanto a te:

La prima cosa che puoi fare è stamparti questo e gli altri post che ho scritto (qui e qui) e leggerli come mantra per cominciare a smontare l'idea di uomo perfetto che ti sei costruita e che pensi di non meritare.

Poi, leggi e rileggi milioni di volte la fiaba di Barbablù nel libro “Donne che corrono coi lupi” della Pinkola Estes (che trovi in un mio riassunto qui) per cominciare a togliere quella modalità autolesionista che ti porta a dire “infondo quella barba non è così blu...”.

Se hai avuto la fortuna di liberarti di lui – si, vale anche se (e soprattutto) è lui che si è liberato di te – non cercare occasioni per avere spiegazioni, per capire meglio, per farti chiedere scusa di quello che ti ha fatto (tanto non lo farà o se lo farà sarà per ottenere qualcos'altro) né concedergli una possibilità di incontrarvi con la scusa che ti deve restituire o recuperare qualcosa (sicuramente in modo tattico si è tenuto un oggetto tuo o ha “dimenticato” da te quell'accendino o quella maglietta o quello spazzolino a cui è così affezionato!) neppure se si tratta dell'offerta di lavoro che aspettavi da tutta la vita e lui all'improvviso si è ricordato di conoscere il migliore amico del titolare dell'azienda – che sbadato, fino a che stavate insieme non gli era proprio venuto in mente! ma siccome ti vuole bene, nonostante tutto, ora ci tiene ad aiutarti. Ti prego digli di no.

Come ti ho già detto lunedì scorso, non provare a fare la psicologa con lui: non smascherare le sue debolezze, metterlo di fronte alle sue difficoltà infantili, non dirgli che hai capito da dove vengono le sue reticenze a impegnarsi. Nel caso migliore negherà tutto e ti dirà che sei tu che hai problemi. Nel caso peggiore invece, userà tutto questo per farti ricadere nella sua tela mortale, manipolarti e renderti di nuovo sua schiava: “dato che lo hai capito, solo tu mi puoi aiutare! Col tuo aiuto ne verrò fuori, te lo prometto”.

Se sei già in preda alla rabbia dovuta alla consapevolezza di tutto ciò che gli hai permesso di fare, non lasciarti prendere dal desiderio di fargliela pagare, dimostrandogli che non ti importa di lui. Non cadere in comportamenti inutili come pubblicare sui social network frasi indirettamente rivolte a lui (accresceresti solo la sua autostima nella riprova che è ancora nei tuoi pensieri) non mettere foto dove sei in posti divertenti, con amici, amiche, col sorriso stampato. Potresti essere ripagata con la stessa moneta (più gli interessi – es. foto di lui con altre donne) oppure accusata di tutto ciò che ti ha sempre attribuito (vedi che avevo ragione, ti basta così poco per dimenticarti di me. Dove è andato tutto il tuo dolore e la tua disperazione? Adesso ti farai tutti...). Viste così possono sembrare frasi sciocche, ma se ti ha tenuta incatenata con vissuti di questo tipo, considera che sei ancora molto vulnerabile su questo piano e potrebbero provocare l'opposto di quello che vuoi.

Se proprio vuoi punirlo, ignoralo, non dargli alcun segnale, informazione o motivo per tenerti anche indirettamente sotto controllo. Sarebbe meglio che tu non avessi contatti neppure con persone di conoscenza comune, che possano riportare frasi, dare notizie sulla tua vita ecc...

Preparati a tutto: nei casi più drammatici, le strategie per ottenere di nuovo un posto di rilievo nella tua vita potrebbero arrivare anche a inscenare sintomi o malattie con la speranza di suscitare in te il senso di accudimento. Non sto esagerando. Alcune donne che ho seguito sono state manipolate nuovamente con notizie improvvise di attacchi di panico da angoscia abbandonica e in caso estremo addirittura di un tumore “ma no, cara, non ti voglio caricare di tutto, vado da solo ai controlli, è un sospetto” svanito ovviamente nel nulla una volta che lei è tornata.

Ultimo punto, ma fondamentale, comincia a lavorare sulla tua identità, rinforza la tua vacillante autostima con letture, percorsi di crescita personale o di psicoterapia.
L'unica che può cambiare in meglio la tua vita sei tu.
Non cercare di cambiare un uomo. Cambia te stessa. E poi cambia l'uomo.

buona settimana
virginia 

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