lunedì 16 giugno 2014

I legami patologici: come uscirne? [2 parte]




Avevamo lasciato la nostra protagonista ancora annebbiata dai veli (se hai perso la prima parte la trovi qui) in balia dei primi dubbi circa l'ambivalenza e l'incoerenza del suo “uomo ideale”.
Questa è la fase in cui arrivano da parte sua le prime richieste, i tentativi di ripetere alcune esperienze che hanno caratterizzato gli albori del rapporto e che, inspiegabilmente da un certo momento sono sparite. Il predatore non sembra minimamente disponibile a concedere il bis... finché è lui che “concede” e decide di intraprendere imprese esaltanti per sentirsi l'unico va tutto bene, ma quando invece è la partner a chiedere qualcosa allora le sue reazioni sono quelle di un animale braccato senza via d'uscita: cominciano le assenze, gli impegni, i problemi che immancabilmente lo impegnano a non finire, lo stress che gli impedisce di stare bene... così la richiedente non può fare altro che dietro-front, pena altrimenti l'accusa di non amarlo per quello che è, di non capirlo, di pensare solo a se stessa...
E' in questa fase che possono cominciare a instaurarsi in lei una serie di sintomi, di malesseri che la avvertono che qualcosa non va... anche se ingoia il rospo, questo si ripresenta come ansia, crisi di pianto, momenti di tristezza profonda.
La risposta di questo tipo di compagno di fronte alla sofferenza di lei può oscillare dalla negazione, alla derisione, alla svalutazione – come a dire “se stai così, se sei così non sei alla mia altezza. Io ho bisogno di una donna positiva che mi faccia stare bene”
E il vortice della poveretta si fa sempre più stretto e invischiante, soprattutto perché per vergogna o nella speranza che sia solo un momento di passaggio, vive tutto questo in solitudine, oppure se lo racconta a qualcuno trova sempre una scusa per giustificarlo.
Nel caso in cui il predatore abbia già tessuto la sua tela in maniera perfetta, la vittima è già abbastanza isolata e poco in grado di avere spunti di autonomia o svincolo.
Nel caso invece in cui la donna abbia mantenuto una sua vita relazionale, se ha un lavoro che la appaga, amicizie che la sostengono, allora l'uomo dovrà porre in essere manipolazioni più aggressive per limitare la libertà, denigrando gli amici, facendola sentire un niente come compagna, oppure sminuendone il ruolo che ricopre, magari confrontandolo con quello di lui, che apparirà sempre come più importante.
Nei casi più gravi, potrebbe arrivare anche a farle abbandonare il lavoro (“ci sono io che penso a te, che motivo hai di farlo?”), in modo da porre in essere una dipendenza economica da lui che ne sancirebbe il controllo assoluto.
Non importa se il predatore sia nella posizione di compagno/marito o in quella di amante: tenderà sempre a voler controllare la sua vittima. Per lui varrà un peso e per lei un altro. Lui potrà avere degli spazi propri e lei no. A lui sarà concesso essere di cattivo umore e pretendere che lei comprenda, mentre lui al primo accenno di malumore avrà sicuramente altro da fare.
Il tutto condito con battute spiacevoli sui difetti di lei, su quel chiletto in più, oppure la battuta sull'avvenenza di un'altra, giusto per far stare la poveretta nell'incertezza e nel timore che se non sarà alla sua altezza... il mondo offrirà di meglio.
Per la sua donna questo è il peggio che può accadere. Dato che si tratta spesso di una persona che non crede molto in se stessa, l'essere rifiutata per qualcuna migliore rappresenta un incubo, quindi farà di tutto per sfuggirlo.
In realtà, (come abbiamo visto anche qui) anche lui ha un bisogno disperato della sua partner, purtroppo non come lei desidera, bensì come specchio che gli rimandi un immagine di sé grandiosa e appagante, che compensi la sua scarsa autostima che si nutre affondando il prossimo.
L'uomo di questo tipo, spesso ha avuto un'infanzia in cui ha subito ciò che adesso perpetra alla sua amata: il ricatto del tipo “se non sei perfetto, non ti amerò”. Dove perfetto sta per riuscire a soddisfare tutto ciò che il genitore si aspetta da lui, magari veniva usato per gratificare uno dei genitori oppure esaltato ma per alcuni aspetti cui doveva sempre tendere, pena il rifiuto.
A questo punto, mie care lettrici, non pensate di usare questa scoperta per cercare di fargli da crocerossine e salvarlo perché vi dico già che sarebbe tutto inutile: negherebbe qualsiasi verità al riguardo, ostentando sicurezza e raccontando un'infanzia esemplare, oppure adducendo amnesie sul suo passato.
Che fare allora?
Lo scopriremo lunedì prossimo. 

buona settimana
virginia 

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