Chi mi segue da un po' sa
che in pausa pranzo – per svagarmi un po' – mi dedico a letture
di riviste che contribuiscono sì a farmi staccare la spina, ma
spesso stimolano anche la scrittura di qualche post. Lo spunto può
nascere da un articolo di attualità, dalla recensione di un libro
che mi incuriosisce, o anche, come accaduto per il post di oggi dalla
lettura di una frase citata da qualche editorialista.
Una delle rubriche che amo
leggere su Io Donna, è “La parola della settimana” di
Aldo Grasso.
Si tratta di poche righe,
sovrastate da un'immagine artistica della parola in questione,
rappresentata creativamente in modo materico attraverso frammenti di
oggetti, di carta, o anche in un gioco di luci e ombre che affascina.
Dal canto suo Grasso riesce
a snocciolare l'essenza del concetto, rifacendosi alle etimologie,
passando per il senso comune e donando citazioni d'autore
accuratamente selezionate per favorire il processo riflessivo o la
sospensione stuporosa.
Questa volta, la parola era
“Amore” (trovi qui l'articolo completo).
La frase meditabonda che non
ho potuto fare a meno di appuntare sul mio cahier des mots è
«Amare è il privilegio
di accorgersi di una perfezione
invisibile agli occhi degli altri»
(Nicolás Gómez Dávila).
Ha proprio ragione Davila:
amare è un privilegio.
Non è un sentire comune e
diffuso come crediamo.
Non significa avere qualcuno
su cui riversare la nostra potenzialità di devozione.
Nemmeno vuol dire avere
finalmente qualcuno che ci dà ciò che nessun altro ci ha dato fino
a oggi.
Amare profondamente è
concedersi la possibilità di voler vedere l'altro nella sua essenza,
e in quell'incontro intimo perdersi, per ritrovarsi più interi e
completi.
Perfezione non significa che
l'altro non ha difetti, lati oscuri o aspetti negativi.
Significa che tutto questo
insieme di cose che di primo acchito, dopo l'idillio iniziale, può
provocare rifiuto, in realtà nasconde una ricchezza.
Si
tratta di volercisi tuffare e decidere di voler vedere oltre, facendo
propri quei vissuti e condividendo profondamente ciò che provocano
in noi.
Solo
lasciandosene permeare possono essere integrati.
Attenzione però: accorgersi
di una perfezione invisibile agli occhi altrui non significa che si
debbano avere i paraocchi e ignorare ciò che a tutti è palese,
usando l'amore come giustificazione per le vessazioni ricevute.
Sarebbe distruttivo
scambiare l'amore per la sottomissione o la rinuncia.
Alla base di ogni Amore, c'è
il rispetto dell'altro in ogni sua espressione, la fiducia di potersi
abbandonare al partner senza rischiare, nella certezza che ciò che
sveliamo non sarà usato contro di noi.
Concludo
con le parole della Pinkola Estes, rimandandovi alla lettura di due
sue storie di cui abbiamo già parlato (qui e qui) che ci aiutano a
riflettere ancora su questi temi amorosi:
“l'amante più prezioso
[…] è colui che desidera imparare […]
che continua a tornare per
capire, e non si lascia scoraggiare.”
Buona settimana
virginia
V. Capossela - Che cos'è l'amor
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