lunedì 14 luglio 2014

Le scelte che non hai fatto



Perché si diventa anche quello che si sceglie di diventare.
Essere donna compreso.”

Sarà che l'estate ha tempi dilatati che invogliano la lettura.
Sarà che appena ne ho letto la recensione ho desiderato averlo subito.
Ed è così che lo scorso week end l'ho divorato.
Ma sicuramente lo leggerò ancora molte volte, perché si tratta di quei libri che non puoi fare a meno di tornarci sopra, perché una volta sollevato lo sguardo dalle pagine, ti trovi a posarlo dentro di te, ponendoti gli stessi interrogativi, riflettendo sui temi narrati ma anche su quelli che traspaiono dalle pagine, che emergono dagli spazi vuoti, nelle sospensioni fra un capitolo e l'altro.
Maria Perosino è morta il giorno prima che il libro uscisse in libreria.
Anche questo ho percepito fra le righe, forse perché ho passato alcuni anni in un reparto ospedaliero che evoca dolore ma anche profondità, dove ho potuto sostenere, aiutare a ricostruire e dare un senso alle vite umane prima della dipartita finale.

Forse siamo un po' anche le storie delle persone che abbiamo incontrato, quelle storie cui abbiamo imparato a voler bene come fossero la nostra, ma che nostre non sono. (pag. 188)

Grazie alle vite di altre donne, amiche vecchie e nuove, vicine o lontane, Maria ripercorre la propria, con le scelte, i bivi, i ricordi, le aspettative...ma soprattutto cercando di donare significato alle strade non percorse, quello che lei definisce “il 49% di noi che ad un certo punto smette di crescere ma non di abitarci accanto”.

Nella vita reale (…) quelle cose cui abbiamo scelto di non dare corso continuano a vivere accanto a noi. Camminano su strade parallele alla nostra, appena qualche metro più indietro. Su altre gambe. (pag.12)

A prima vista questo sembrerebbe una continua occasione per rimpiangere il passato, annegando nella nostalgia, mentre invece il percorso di Maria consiste nella riappropriazione di tutti i passi effettuati, sottolineando la peculiarità di ciascuno, quel modo unico di vivere un'esperienza, con la consapevolezza di aver fatto anche degli errori, che fanno parte del viaggio.

Lo so che rispetto a quella di Lisa la mia vita è molto più storta, ma storta significa solo non diritta, non significa sbagliata o brutta. (pag. 103)

Proprio dal confronto con le altre donne ha scoperto che “ognuna ha la propria vita, come fosse un documento di identità” ma che tutte si pongono domande, fanno bilanci, sognano altre strade possibili...
Fra tutte le pagine (che non voglio troppo anticiparvi), ce n'è una – sui “se avessi” - che vale un pensiero particolare, di riscatto per l'oggi:

mai che queste vite non vissute non vadano bene, anzi benissimo. […] Nel futuro di questi “se” non manca mai il lieto fine: se non avessi detto di no a quel ragazzo ora avrei una famiglia felice, sarei un avvocato di grido e via discorrendo. Nessun disoccupato esce dalle facoltà non frequentate, nessun divorzio nelle famiglie mai nate. L'unica vera rivincita che si prende questa vita non vissuta e continuamente rimpianta è togliere ogni luce alla vita che si vive davvero.(pag.134)

Mi piace pensare che il messaggio affidato a queste pagine sia pieno di speranza e di possibilità, perché Maria ci lascia con questo auspicio:

Fuori c'è il presente, un mondo da esplorare, e magari ancora un paio di vite da vivere.

Ogni giorno rappresenta sempre una nuova scelta. 
buona settimana
virginia


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