“Perché
si diventa anche quello che si sceglie di diventare.
Essere
donna compreso.”
Sarà che l'estate ha tempi
dilatati che invogliano la lettura.
Sarà che appena ne ho letto
la recensione ho desiderato averlo subito.
Ed è così che lo scorso
week end l'ho divorato.
Ma sicuramente lo leggerò
ancora molte volte, perché si tratta di quei libri che non puoi fare
a meno di tornarci sopra, perché una volta sollevato lo sguardo
dalle pagine, ti trovi a posarlo dentro di te, ponendoti gli stessi
interrogativi, riflettendo sui temi narrati ma anche su quelli che
traspaiono dalle pagine, che emergono dagli spazi vuoti, nelle
sospensioni fra un capitolo e l'altro.
Maria Perosino è morta il
giorno prima che il libro uscisse in libreria.
Anche questo ho percepito
fra le righe, forse perché ho passato alcuni anni in un reparto
ospedaliero che evoca dolore ma anche profondità, dove ho potuto
sostenere, aiutare a ricostruire e dare un senso alle vite umane
prima della dipartita finale.
Forse siamo un po' anche
le storie delle persone che abbiamo incontrato, quelle storie cui
abbiamo imparato a voler bene come fossero la nostra, ma che nostre
non sono. (pag. 188)
Grazie alle vite di altre
donne, amiche vecchie e nuove, vicine o lontane, Maria ripercorre la
propria, con le scelte, i bivi, i ricordi, le aspettative...ma
soprattutto cercando di donare significato alle strade non percorse,
quello che lei definisce “il 49% di noi che ad un certo punto
smette di crescere ma non di abitarci accanto”.
Nella vita reale (…)
quelle cose cui abbiamo scelto di non dare corso continuano a vivere
accanto a noi. Camminano su strade parallele alla nostra, appena
qualche metro più indietro. Su altre gambe. (pag.12)
A prima vista questo
sembrerebbe una continua occasione per rimpiangere il passato,
annegando nella nostalgia, mentre invece il percorso di Maria
consiste nella riappropriazione di tutti i passi effettuati,
sottolineando la peculiarità di ciascuno, quel modo unico di vivere
un'esperienza, con la consapevolezza di aver fatto anche degli
errori, che fanno parte del viaggio.
Lo so che rispetto a
quella di Lisa la mia vita è molto più storta, ma storta significa
solo non diritta, non significa sbagliata o brutta. (pag. 103)
Proprio dal confronto con le altre
donne ha scoperto che “ognuna ha la propria vita, come fosse un
documento di identità” ma che tutte si pongono domande, fanno
bilanci, sognano altre strade possibili...
Fra tutte le pagine (che non
voglio troppo anticiparvi), ce n'è una – sui “se avessi” - che
vale un pensiero particolare, di riscatto per l'oggi:
mai che queste vite non
vissute non vadano bene, anzi benissimo. […] Nel futuro di questi
“se” non manca mai il lieto fine: se non avessi detto di no a
quel ragazzo ora avrei una famiglia felice, sarei un avvocato di
grido e via discorrendo. Nessun disoccupato esce dalle facoltà non
frequentate, nessun divorzio nelle famiglie mai nate. L'unica vera
rivincita che si prende questa vita non vissuta e continuamente
rimpianta è togliere ogni luce alla vita che si vive
davvero.(pag.134)
Mi piace pensare che il
messaggio affidato a queste pagine sia pieno di speranza e di
possibilità, perché Maria ci lascia con questo auspicio:
Fuori c'è il presente,
un mondo da esplorare, e magari ancora un paio di vite da vivere.
Ogni giorno rappresenta sempre una nuova scelta.
buona settimana
virginia
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