lunedì 21 dicembre 2015

È vero che la psicoterapia cambia le persone?



Già qualche settimana fa abbiamo affrontato il tema del significato di un percorso psicologico, per cercare di comprendere insieme di cosa si tratta e sfatare qualche luogo comune (qui e qui).
Uno di quelli con cui più spesso mi trovo a fare i conti è “io voglio stare meglio ma non voglio cambiare, mi piaccio come sono”.
Chiarisco fin da adesso che io questo potere non ce l'ho.
Nessuno può cambiare nessuno, lo dico spesso alle persone che vogliono che il partner sia diverso e lo stesso vale per me nei confronti dei pazienti.
Nessun terapeuta ha la chiave magica che apre le porte della psiche, per andare a modificare qualche meccanismo che si è inceppato (sarà colpa della famosa battuta della rotella fuori posto?).
Piuttosto – restando in metafora – in un percorso di terapia, ogni persona impara a conoscere i propri meccanismi, (ovvero le strutture di comportamento, i limiti, le ferite, le risorse) per riuscire da sola a rimettersi in moto e magari accorgersi che molti aspetti di sé erano trascurati, addirittura sconosciuti, mentre altri sovrastimati e irrigiditi.
I sintomi che portano alla richiesta di aiuto, sono spesso dovuti a modi di essere che hanno fatto il loro tempo, ad esempio, una persona con una grande capacità di trattenere e reprimere tutto quello che non gli va, dopo anni e anni, potrebbe trovarsi preda di un attacco di panico (lì il corpo si fa portatore di energie in eccesso che non trovano altra via per defluire e scaricarsi) oppure per un altra persona, lo stesso modo di essere potrebbe sfociare in sintomi depressivi, la resa dei conti dopo troppo tempo in cui si è rinunciato ai propri bisogni.

In psicosintesi, si parla di procedere a una ri-armonizzazione del materiale psichico intorno al centro unificatore fornito dall'Io (per chiarire meglio vi rimando a questo post di molto tempo fa).
L'Io è il nostro testimone interiore, un osservatore imparziale con il quale possiamo imparare ad osservare il mondo e ri-osservare la nostra storia col fine di averne padronanza e non subirne gli effetti.
Noi non siamo quasi mai nella posizione dell'Io, perché agiamo sulla scia dei copioni appresi dalle nostre subpersonalità, nate in condizioni particolari, legate a traumi, episodi negativi o relazioni significative disfunzionali.
Per farvi un esempio semplice, continuiamo con la storia della persona di cui sopra.
Colui o colei che tende a incassare i colpi senza mai replicare, che sopporta e sopporta e ancora sopporta, potrebbe agire secondo il copione del “bravo bambino/brava bambina” a cui tantissimi anni prima è stato detto (o imposto, o intimato) di non comportarsi male, di non alzare la voce, di non replicare perché “io conto più di te” ecc...
Ogni volta che quella persona si troverà in una situazione che riattiverà la subpersonalità infantile (a volte basta un superiore che abbia caratteristiche simili a un genitore!) ecco che senza nemmeno accorgersi rispetterà un copione che però è scritto per un bambino, non per un adulto: il risultato potrebbe essere il conflitto fra impulsi sani di autoaffermazione e risposte apprese di sottomissione, che protratto a lungo potrebbe dare origine a uno dei due sintomi citati.

La persona che in terapia scopre tutto questo, necessariamente cambierà, ma non perché snaturerà la sua identità, bensì perché imparerà ad usare al meglio le risorse di cui è già in possesso!

Per poterlo fare, è necessario andare alle radici del problema e dare nuova linfa vitale con occhi diversi, per fare in modo che porti benefici sui comportamenti futuri, in modo spontaneo e non coercitivo.
Concludo con una frase trovata qualche giorno fa fra le numerose citazioni di Rob Brezny nell'oroscopo dell'Internazionale – che mi piace perché è l'unico che in realtà non fa previsioni, bensì fornisce spunti di riflessione che poi potranno favorire trasformazioni, proprio come la terapia.

In ogni foresta, in ogni fattoria, in ogni orto del pianeta, quello che è sotto la terra crea quello che c’è sopra. È per questo che concentrare l’attenzione sui frutti maturi è inutile. Quelli già sugli alberi non si possono cambiare”
(T. Harv Eker)


buona settimana
virginia 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Brava Virginia, hai centrato il punto.
Non si cambia l'io, si scopre il vero io.
Io ho scoperto che sono degna di essere amata, in primo da me stessa.