E' un po' che non vi parlo di libri.
Ho letto una minuscola recensione che i miei
occhi sono riusciti a stagliare, fra un articolo di moda e l'altro,
su una rivista sfogliata distrattamente al bar, perché mi ha colpito
il titolo: “il sale della vita”.
Sul
momento mi è parso interessante e curioso, perché scritto da una
antropologa africanista – Françoise
Héritier – la quale si è da sempre occupata di vedere la vita da
una prospettiva comparativa, mentre qui si è decisa a scendere in
maniera commovente nelle esperienze uniche del suo vivere quotidiano.
Sono
andata in libreria e l'ho cercato. Si tratta di un candido librettino
di cento pagine, con la copertina di cartone rigido, solido e leggero
allo stesso tempo, di quelli che già presagisco andare ad occupare
un posticino speciale nel mio scaffale “tiramisù”
(ma di questo magari vi parlerò in un'altra occasione).
Sul momento non l'ho neppure aperto, preso
sulla fiducia di quelle poche righe rimaste nella mia memoria.
Ho deciso di leggerlo in momenti particolari,
quelli in cui metti in pausa tutto il resto e ti concedi anche una
manciata di minuti, ma intensi e tutti per te.
Così, ecco che dopo circa un mese sono giunta
alla fine.
Vi ho trovato il condensato poetico di alcuni
concetti che molte volte qui ho cercato di trasmettervi.
Ricordate la lista magica che vi avevo
suggerito nel bon bon n.5 dello scorso anno? (puoi trovarlo qui se lo
hai perso)
Ecco,
“Il sale della vita”
(Ed. Rizzoli), pur se nato da altre necessità, mi è parso una
concretizzazione di quell'idea.
Partendo dal voler trasmettere a un amico
l'importanza del non perdere contatto con le cose speciali di cui è
fatto il bello della vita, l'autrice ripercorre sul filo della
memoria, esperienze minute ed essenziali, frammenti di sensazioni,
emozioni riconducibili a una parola, uno sguardo, attimi
interminabili di gioie semplici.
“non si tratta di alate speculazioni
metafisiche o di meditazioni chissà quanto profonde sulla vanità
dell'esistenza o sulla vita intima che arde in tutti noi. Si tratta
semplicemente di imparare a fare di ogni istante della propria vita
un tesoro di bellezza e grazia che si arricchisce in continuazione,
per forza propria, e al quale si può attingere giorno per giorno.
[…]
Io ho imparato a conoscerli per quello che
sono: i momenti ricchi di sapore che scandiscono la nostra vita.
Basta poco per scoprirla infinitamente più ricca e interessante di
come credevamo che fosse. Si ricordi soprattutto che questi tesori
nessuno potrà mai portarglieli via.” (pag. 85-86)
Non scordatelo mai neppure voi, mie care.
Buona settimana,
virginia
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