Avevo
usato questo stesso titolo per un post di qualche tempo fa (qui) dove
riflettevo a partire da un articolo di cronaca nel quale un'anziana
signora finalmente aveva denunciato suo marito per violenza.
Ci
ho ripensato quando ho trovato un inciso di Jung che si riferisce
alla “donna matura che riflette sulla sua vita e così vede il
mondo per la prima volta”.
Sempre
più spesso accedono alla terapia donne mature, che –
contrariamente ai tempi di Freud, per il quale l'analisi non doveva
avvenire oltre i cinquant'anni – sentono l'esigenza di guardare
indietro e volgere domande alla loro interiorità, donando risposte
anche a interrogativi sospesi da molto tempo.
A
volte ciò che le porta è un sintomo, apparso all'improvviso dopo
anni di quiete apparente.
Altre
volte sono costrette a guardarsi dentro perché una malattia le mette
di fronte all'importanza della vita.
Oppure
arrivano a chiedere aiuto in una fase di profonda trasformazione,
perché un lutto o una separazione fanno cadere tutte le certezze
sulle quali si era basata la loro esistenza fino ad allora.
Tutte
all'inizio mi guardano smarrite, qualcuna azzarda una frase del tipo
“ormai, alla mia età quello che è fatto è fatto” oppure “sono
fatta così, non voglio cambiare” o ancora “non posso guardare
indietro perché non oso vedere i miei errori”, ma poi il
desiderio di narrare prende sempre più spazio nella stanza e quei
sessanta minuti che all'inizio sembravano incolmabili, si riempiono
di scene di vita, ricordi, aneddoti, lacrime, emozioni, persone,
luoghi, domande e ancora domande...
“Se
hai trovato una risposta a tutte le tue domande, vuol dire che le
domande che ti sei posto non erano quelle giuste” affermava
Oscar Wilde.
E
la verità che quelle donne scoprono nel percorso a ritroso è che
ogni fase della vita porta con sé nuove prospettive attraverso cui
osservare gli stessi eventi.
La
donna di cinquanta o sessant'anni che mi siede di fronte ha nuovi
strumenti e consapevolezze per rivedere ed elaborare eventi accaduti
a quella ragazzina di un tempo, ma anche può avere la possibilità
di rivalutare le domande di allora e – anche se non può più
prendere la strada alternativa – può sempre trovare significati
che le permettano di fare pace con i sospesi e dare nuova linfa al
presente.
La
verità – riconosciuta con un misto di sorpresa e stupore – è
che non c'è un tempo che determina il confine fra ciò che è già
scritto e ciò che può essere scoperto di sé: in ogni fase della
nostra vita si possono sviluppare potenzialità e risorse che
guardano al presente con altri occhi e al futuro senza per forza
cadere nell'ansia e nella tristezza.
Forse
la parte più difficile consiste nel rievocare certi eventi passati
per poi lasciarli andare, affrontare ancora una volta la sofferenza e
sopravvivergli.
Scoprire,
come dichiara Jung, che
Una
parte della vita è andata perduta,
ma
il senso della vita è stato recuperato.
Buona
settimana
virginia
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