Oggi
ricorre il “dia
del galgo”
ovvero la Giornata Mondiale del Galgo (il levriero spagnolo, qui
maggiori informazioni).
Per
chi non mi conosce personalmente questo post sembrerà un po' strano
e fuori tema rispetto al resto degli argomenti trattati, ma in realtà
adesso vi spiegherò perché ho scelto di parlarvene.
In
primo luogo perché nella mia vita da due mesi è entrato Golem, un
galgo spagnolo di 4 anni, salvato a Siviglia dalla Fundacion
Benjamin Mehnert (qui)
- che ogni anno è impegnata nel recupero, cura e adozione di animali
maltrattati, in special modo i levrieri, usati in Spagna per la
caccia alla lepre o per le manifestazioni di corsa.
Ciascuno
di questi animali, giovane, forte e veloce può essere abbandonato
per una corsa non vinta, per un tempo non raggiunto, per una svolta
inaspettata della lepre, per una slogatura della zampa, per
un’amputazione accidentale della coda, che utilizza come timone,
ecc… Tutte queste cause assurde che fanno la differenza tra un
perdente ed un campione, e per esse il galgo può perdere il valore
per i galgheros.
(tratto
dal sito della FBM)
Oltre
a questo anche i cani “campioni” vengono tenuti in condizioni di
vita pessime e costretti ad allenamenti estenuanti.
Il
primo febbraio segna la fine del periodo di caccia ed è il momento
in cui moltissimi cani vengono abbandonati o brutalmente eliminati
(uccisi o seviziati).
Ecco
l'origine del dia
del galgo,
una giornata dedicata alla sensibilizzazione e conoscenza di un
fenomeno terribile e purtroppo molto esteso nella vicina terra
spagnola.
Golem
sta ogni giorno in studio con me.
Il
suo nome glielo avevano dato alla Fundacion e glielo abbiamo
lasciato, perché mi piaceva il significato etimologico ebraico di
“principio creatore del mondo” ma anche l'idea leggendaria del
“gigante protettore”.
Ormai
è diventato una presenza silenziosa ma fondamentale nella stanza di
terapia.
Sta
nella sua cuccia vicino a me, anche se si esprime al meglio sulla sua
poltrona personale di casa!
Tutti
si stupiscono di come si sia adattato alla sua nuova condizione di
vita, così distante dai brulli campi sconfinati dell'Andalusia.
Golem
ogni giorno che passa dimostra di imparare qualcosa di nuovo, e io
con lui.
Perché
tutti gli animali ci insegnano qualcosa e perché – come Mark
Rowlands suggerisce – credo che certi pensieri possano emergere
solo nello spazio fra un lupo e un uomo (da “Il lupo e il filosofo.
Lezioni di vita dalla natura selvaggia” 2009).
La
domanda che più di frequente mi viene rivolta è “ma
devi portarlo a correre? Vorrà muoversi molto!”
No,
in realtà credo che abbia già corso abbastanza... e nella maniera
peggiore.
Adesso
corre quando vuol giocare, ed è una gioia vederlo, ma dopo qualche
falcata – ci mette due secondi a fare il perimetro dell'area di
sgambamento! - torna a trotterellare verso di me in cerca di coccole.
Sono
cani molto (molto, molto, molto!) affettuosi, diventano la nostra
ombra, ed è incredibile l'attaccamento e la fiducia che dimostrano
nonostante i traumi subiti proprio dai nostri simili.
La
più frequente esclamazione di chi incontra i suoi occhi è “ma
quanto sei buono?”.
Ecco
il secondo motivo che mi porta a scrivere di questo argomento qui nel
blog, oggi.
I
levrieri ci danno testimonianza di come sia possibile guarire dalle
ferite del nostro passato.
La
loro presenza nella nostra vita diventa metafora della possibilità
di rinascita.
Molti
portano ancora i segni di cicatrici sul corpo, altri si muovono
impauriti e guardinghi perché temono ulteriori attacchi
dall'esterno, ma nonostante tutto riescono a fidarsi pian piano di
questi nuovi tipi di umani che si sono presi cura di loro – in
Fundacion prima e nelle famiglie successivamente.
Accade
per loro proprio come a ognuno di noi, quando siamo stati feriti,
offesi e umiliati.
Ci
sono momenti di sconforto dove la paura vince su tutto.
Altri
in cui siamo tristi e disperati.
Altri
ancora in cui non crediamo che le cose cambieranno mai.
Questi
sono i vissuti e le emozioni di chi arriva nella stanza di terapia.
Ci
vuole tempo e pazienza.
Costanza.
Coraggio,
nel rivivere la memoria di episodi terribili e nel voler cambiare le
cose.
Curare
le ferite e provare di nuovo a vivere.
Ricostruire
giorno dopo giorno un nuovo modo di essere e di fare.
E
infine scoprire con stupore che esistono persone diverse da quelle
che ci hanno ferito e che una nuova vita ci aspetta.
Questo
è il prezioso insegnamento dei galgos.
Buona
settimana
(e
buona fortuna a tutti gli amici a quattro zampe in attesa di adozione)
virginia
P.S.
Se volete maggiori informazioni per adottare un galgo contattate la
pagina facebook “Insieme per FBM” (qui)
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