giovedì 30 giugno 2011

...Nostalgia canaglia

Nostalgia by SusyTheButcher

Nostalgia è una parola che deriva dalla fusione di due termini greci (nostos + algos) traducibile con il concetto di “ritorno del dolore”.
È un sentimento complesso e invadente, infiltrante e sotterraneo, che colpisce molto spesso noi donne, più legate al passato e a ciò che è stato, quando invece dovremmo guardare con coraggio e fiducia verso il futuro che ci attende, lasciandoci alle spalle certe zavorre che impediscono di progredire.
La nostalgia può essere provata in molte situazioni di vita, soprattutto nei momenti di passaggio, quando tutte le nostre energie devono essere canalizzate nella trasformazione che sblocca momenti stagnanti o dolorosi.
Il dott. Bach, scelse come rimedio per la nostalgia il fiore del Caprifoglio – HONEYSUCKLE – che nella sua etimologia inglese rende molto bene l'idea di questo struggimento mieloso, il bisogno orale di ricevere un dolce nutrimento dal crogiolarsi nel ricordo.
Egli infatti lo descriveva come indicato “per coloro che vivono molto nel passato e non si aspettano di trovare una felicità simile a quella già vissuta”. La signatura di questo fiore è ulteriormente incisiva: durante la crescita i fiori stessi cambiano colore ma restano in parte della stessa sfumatura di quello vecchio.
È tipico di uno stato Honeysuckle negativo l'essere nel presente col corpo ma restare nel passato con la mente e le emozioni, così da vivere una scissione interiore che provoca un blocco evolutivo. Inoltre, avviene spesso nella persona nostalgica una sorta di idealizzazione delle situazioni precedenti, che non sempre corrispondono alla realtà (ad es. di una relazione finita si tenderà a ricordarsi solo i momenti belli, anche se sporadici, a scapito di tutto il resto!).
I limiti e le ombre delle esperienze trascorse non vengono presi in considerazione, per cui non possono essere neppure elaborati e metabolizzati (è questo processo che ci permetterebbe di fare nuovi progetti e investire nuove energie).
Quando è opportuno prendere Honeysuckle?
  • quando vi ritrovate spesso a parlare di ciò che è stato, identificandovi con quella voi che non c'è più (perché aveva un senso solo in quel contesto, ma non volete accettarlo).
  • Dopo la fine di un rapporto, quando, nonostante abbiate lavorato sul lutto della separazione, i ricordi vi costringono ancora a fare i conti con quel che non c'è più. Può anche essere il caso che siate voi che volontariamente passate le giornate col naso per aria a crogiolarvi nei rimpianti, nel film interiore dei momenti trascorsi ecc... (nel caso dei rimorsi invece è più opportuno “Pine”)
  • dopo ogni cambiamento: un lavoro, un trasloco, un trasferimento in altro paese...
  • nei bambini, quando fanno fatica ad adattarsi a nuove situazioni (svezzamento, scuola, nuovi amici)
Una volta assunto il rimedio, l'energia torna a circolare fluida dal passato al futuro, si apprende la lezione data dell'esperienza con i suoi insegnamenti, ci si lascia guidare dalla vita con tutta la sua bellezza e le sue sorprese, guardando con fiducia davanti a sé.
virginia

mercoledì 29 giugno 2011

L’obbligo di fedeltà e la separazione


Molti clienti mi chiedono se sia ancora rilevante la violazione dell’obbligo di fedeltà in sede di separazione personale dei coniugi.
La violazione dell’obbligo di fedeltà è causa di addebito della separazione e quindi comporterebbe l’obbligo del mantenimento.
Tuttavia la Cassazione nella sentenza del 7.12.2007, ha evidenziato che la pronuncia di addebito non può fondarsi solo sulla violazione dei doveri posti dall’art. 143 cod. civ., come quello di fedeltà, essendo, invece, necessario accertare se tale violazione sia intervenuta in una situazione di crisi già maturata ed in conseguenza di una situazione di intollerabilità della convivenza. Qualora così fosse dovrebbe necessariamente considerarsi interrotto, o meglio mai sorto, quel nesso causale tra evento e crisi necessario per la pronuncia di addebito.
A tal fine, quindi, l’autorità giudiziaria è chiamata ad effettuare una valutazione complessiva della situazione, proprio per poter giudicare se il comportamento riprovevole del coniuge sia o meno l’effetto di una frattura già verificatasi.
Certo non può trascurarsi che l’inosservanza dell’obbligo di fedeltà rappresenti una violazione particolarmente grave dei doveri familiari: e, infatti, essa deve ritenersi, di regola, circostanza sufficiente a determinare l’addebito della separazione a carico del coniuge responsabile, ma ciò non può comunque minare l’operatività del principio sopra esposto.
La necessità di effettuare una valutazione complessiva dei comportamenti dei coniugi costituisce attuazione della stessa filosofia che permea l’istituto della separazione e che, com’è stato rilevato, farebbe acquistare un significato più preciso all’inciso di cui al comma 2° dell’art. 151 cod. civ. "ove ne ricorrano le circostanze e ne sia richiesto" il quale altrimenti resterebbe "misteriosa considerazione" .
Ciò, quindi, implica che non sia addebitabile la separazione quando la violazione del dovere di fedeltà, pur se avvenuta in costanza di matrimonio o comunque prima della domanda di separazione, si sia verificata in un contesto familiare in cui risulti già cessata da tempo la comunione di intenti e di affetti. In tali casi, infatti, il giudice potrà ritenerla ininfluente ai fini dell’addebito se accerta in modo rigoroso e puntuale il carattere meramente formale della convivenza dovuta ad una frattura irrimediabilmente già in corso.
Nel caso, infatti, in cui la convivenza tra i coniugi assuma un carattere puramente formale, il rapporto coniugale si presenta a tal punto logoro e svilito nei suoi contenuti affettivi da essere caratterizzato dal venir meno dell’affectio coniugalis, con la conseguenza che l’infedeltà non potrà essere considerata causa dell’intollerabilità della convivenza e, quindi, fondamento della dichiarazione di addebito.
È chiaro, però, che il carattere solo formale della convivenza non potrà assumere il valore di una mera petizione di principio, dovendo, invece, essere effettivamente provato dalle parti in sede di giudizio di merito.
Alias è molto difficile da provare e i Giudici sono giustamente poco interessati a questioni di “corna”, mentre tendono più a privilegiare l’aspetto genitoriale.
Qualche psicologo dice che se c’è un coniuge infedele l’altro è castrante …
E quindi …siccome prevenire è meglio che curare, coccolate e amate i Vostri mariti e le Vostre mogli e se, come può capitare nella vita, qualcosa finisce fatelo finire con rispetto per il Vostro passato, per Voi stessi e per l’altro, tanto più se ci sono figli …
E’ il più bel regalo che possiate fare a Voi stessi e, se ci sono, ai Vostri Figli.
E lo dico contro il mio interesse economico perché una consensuale fa guadagnare poco all’ avvocato …
Meditate...
Proseguirò l’argomento parlando del trauma sistemico e dell’influenza dell’epigenetica nelle separazioni prossimamente.

Evi

lunedì 27 giugno 2011

Recuperare e coltivare l'intuito femminile


 
L'intuito è il tesoro della psiche femminile. È come uno strumento divinatorio, come un cristallo attraverso il quale si vede con misteriosa visione interiore.”
Con queste parole si apre il nuovo capitolo del libro che pian piano stiamo sfogliando (o ri-sfogliando) insieme settimana dopo settimana: Donne che corrono coi lupi (se hai perso i post precedenti li trovi qui e qui).
Questo nuovo e lungo capitolo si snoda attraverso il significato psicologico attribuito alle nove prove superate da Vassilissa (trovi la storia qui), una sorta di cenerentola-bambina cui la madre in punto di morte regala una bambola di pezza, che si rivelerà salvifica in più di un'occasione e la renderà consapevole del potere munifico del suo intuito, di cui come donna è provvista, ma col quale non ha un immediato contatto.
Il nostro intuito è la risorsa più preziosa che abbiamo: è ciò che ci permette di discernere fra ciò che è e ciò che appare, è la lente magica che ci aiuta a smascherare i Barbablù che incontriamo sul nostro cammino, è il potere di sapere qual è la cosa più giusta da fare.
Purtroppo non siamo sempre e da subito in possesso di questa facoltà, ma piuttosto la possiamo recuperare attraverso un percorso interiore fatto di insegnamenti ed esperienze, come racconta la storia di Vassilissa.
Il primo compito è quello di lasciar morire la madre buona: questo significa lasciare un periodo di sicurezze e protezione verso il rischio di nuove esperienze che potrebbero anche farci soffrire ma sono indispensabili per la propria crescita. In noi c'è sempre una parte che tenderebbe a restare nell'ovatta di un mondo tranquillo e conosciuto, anche se questo significa non evolversi. L'insegnamento della storia in questo caso è invece lo sprone a muoversi verso territori inesplorati, ma non senza il dono della madre: la bambola di pezza.
Una volta risolto il lutto della madre buona (che comunque rappresenta un aspetto della psiche) la piccola Vassilissa si ritrova in una nuova famiglia, perché il padre sposa una matrigna che porta con sé cattive sorelle. Come in cenerentola, troviamo qui la mortificazione dell'anima della giovane donna, da parte di aspetti terribili della psiche, (anche la matrigna e le sorellastre rappresentano parti della nostra psiche) che provocatoriamente la beffeggiano, considerandola incapace e inferiore. A chi di noi non è capitato di farsi tiranneggiare dai propri vissuti di inadeguatezza e inferiorità, ai quali ci siamo piegate con mestizia, credendo che davvero quello fosse il nostro destino? Anche Vassilissa obbedisce ed esegue, senza ribellarsi...finché un bel giorno il fuoco finisce. E quella che può sembrare una tragedia – recarsi nel bosco a chiedere il fuoco alla strega Baba Jaga – diventa il passaggio fondamentale del risveglio.
A volte ci vuole davvero un evento scioccante e improvviso per destarci dal torpore dell'inconsapevolezza dei nostri tesori!
Il terzo compito di Vassilissa è quello di ascoltare (e quindi nutrire di vita) la sua bambola, durante l'avventurarsi nel bosco, luogo di ricerca per eccellenza. La bambola, porta dentro di sé la saggezza profonda della madre, ma è in contatto anche con le nuove potenzialità della figlia, per questo fra loro c'è una magica empatia.
Entrando finalmente in contatto con la Baba Jaga, il femminile di Vassilissa entra nella dimensione dell'eccentrico e sopra le righe. Il compito da portare a termine è proprio il familiarizzare con questa creatura spaventosa, dalla quale però si possono apprendere importanti lezioni. La Baba Jaga altro non è che la natura selvaggia che abita ogni donna, che tanto più è sconosciuta tanto più spaventa e terrorizza. Abita il bosco perché l'abbiamo relegata nell'ombra della psiche, ma la sua forza è grande e giusta (infatti non fa del male alla bambina, ma le dà dei compiti da svolgere, con il fuoco come ricompensa finale).
I compiti della strega sono il complemento della presenza della bambola: senza le prove ardue e impossibili della Baba Jaga anche le mille risorse della bambola divengono senza scopo. Questo significa che senza un percorso di iniziazione del femminile in noi, anche l'intuito che ci abita non può emergere.
La permanenza nella casa della strega fa sì che la bimba ingenua impari da lei e faccia propri alcuni aspetti selvaggi. Vassilissa lava il bucato (= purifica e dà nuova forma alla persona della Baba Jaga, anche dentro se stessa) ramazza (= fa ordine nella psiche) cucina (=nutre la psiche selvaggia) e acquisisce i modi e uno stile di vita finora a lei sconosciuti.
Potrebbe sembrare che la vecchia non faccia altro che ripercorrere le umiliazioni della matrigna e sorellastre, invece, anche se viene espressa come una sfida, la prova che dà alla piccola è un modo per permetterle di superare i suoi limiti. Ogni volta che sfidiamo noi stesse, con la sicurezza che in qualche modo ci sentiamo di essere sulla strada giusta, significa che siamo fuori dalle trappole della matrigna (sterili ricerche di approvazione) e siamo invece nel percorso di crescita, sulle orme della strega selvaggia.
I compiti non sono finiti: ancora Vassilissa deve dividere e separare migliaia di piccolissimi semi, che rappresentano la capacità di discernere e curare le proprie idee. E infine la bambina chiede, perché non si limita solo a fare, ma vuol conoscere, vuol sapere quali sono le leggi del mondo. Dopo tutto questo, ecco che è pronta per l'ottavo compito: saper guardare alle situazioni della propria vita con nuovi occhi ed esser capace di tornare alla vecchia casa, in possesso del fuoco. Gli insegnamenti della donna selvaggia non possono restare relegati nella consapevolezza dell'anima, anzi, necessitano di applicazione concreta nella nostra vita quotidiana, per poterci rendere delle donne nuove, che affrontano anche vecchi problemi con inaspettate risorse. Si tratta dell'acquisizione di un potere (rappresentato dal bastone col teschio di fuoco che illumina il cammino), importante tappa per affrontare gli aspetti ombra che in agguato aspettano un'altra occasione per infierire di nuovo. Una volta che ci siamo scoperte anche capaci di prendere in mano il fuoco della nostra vita, di portare avanti le nostre esigenze, sarà difficile ricadere nelle grinfie delle megere, perché la nostra psiche non è più solo troppo buona e accondiscendente, ma capace di incenerirle all'istante.
La nostra psiche si è scoperta una forza straordinaria, che a tratti fa paura (infatti Vassilissa ha la tentazione di gettare via il bastone) perché ci obbliga ad affrontare e sapere, a non poter tirarsi indietro di fronte alle situazioni sulle quali fa luce.

Per finire, voglio usare una metafora eccezionale della stessa Pinkola Estes, sugli effetti diversi dello scegliere con l'intuito recuperato, piuttosto che con l'inconsapevolezza.
immaginate una grande sala con tavoli carichi di salse e creme, salmone, roast beef, macedonia di frutta, gamberi e riso e curry, yogurt, formaggi. Osservate e vedete che alcune cose vi attraggono e dite a voi stesse: “ecco, prenderò un po' di questo, e un po' di questo e di quest'altro”. Ci sono donne e uomini che per tutta la vita prendono così le decisioni. Attorno a noi c'è un mondo che ci fa continuamente cenno, che si insinua nelle nostre esistenze eccitando e creando appetito dove ve n'era poco, o non ce n'era punto. Quindi scegliamo una cosa solo perché ci è capitata sotto il naso; non è necessariamente quel che vogliamo, ma è interessante, e più la guardiamo e più diventa irresistibile. Quando siamo collegate all'io istintuale, all'anima del femminino che è naturale e selvaggia, invece di guardarci in giro per vedere tutto quel che è per caso in mostra, diciamo a noi medesime: di che cosa sono affamata? Senza guardare quanto c'è all'esterno, ci avventuriamo all'interno e ci domandiamo: che cosa desidero ora? Oppure: a cosa aspiro? Per che cosa mi struggo? [...]
C'è sui tavoli? Forse sì, forse no. Nella maggior parte dei casi probabilmente non c'è. Dovremo andare alla ricerca, per un po' o per molto tempo. Ma alla fine la troveremo, e saremo contente di aver scandagliato i nostri desideri più profondi.
[…] ciò vale in particolare nella scelta del compagno e dell'amante. Un amante non può essere scelto al self service, ma per ardente desiderio dell'anima. Scegliere soltanto perché ci sta davanti qualcosa che ci fa venire l'acquolina in bocca non soddisferà mai la fame dell'anima-Io. Ecco a cosa serve l'intuito: è il messaggero diretto dell'anima.”

A tutte auguro di essere sempre in contatto con l'intuito magico che possedete.
buona settimana 
virginia

mercoledì 22 giugno 2011

Cucina-terapia :-)



La cucina è un'ambito in cui il sapere femminile si può esprimere in maniera creativa e ricca, senza limiti di spazi e cultura, poiché la curiosità di provare nuovi sapori e il piacere di gustare prelibatezze in compagnia, apre a mille possibilità di sperimentazione.
Questo post nasce perché qualche tempo fa ho ricevuto questa mail:
Ciao!
Sei stato invitato/a a partecipare a uno scambio di ricette! Spero che
tu voglia partecipare, ho scelto chi penso lo troverebbe divertente.
1. Per favore invia una ricetta alla persona il cui nome è al numero 1
in basso (anche se non la conosci).
Deve essere qualcosa di semplice, con ingredienti semplici.
Di fatto, la miglior ricetta è quella che sai fare a memoria e riesci
a scrivere e inviare adesso. Non ti preoccupare, manda quella che fai
quando hai poco tempo per cucinare.

2.Dopo aver inviato la ricetta alla persona numero 1 (solo a quella!),
copia questa mail in un nuovo messaggio, sposta il mio nome alla
posizione numero 1 e metti il tuo nome nella posizione numero 2.
Nel tuo messaggio devono esserci solo il mio e il tuo nome quando lo invii.
Mandalo a 20 amici mettendoli in CCN.
Se non riesci a farlo entro 5 giorni dimmelo, per correttezza verso i
partecipanti.

Dovresti ricevere 36 ricette, è divertente vedere da dove ti
arriveranno! Raramente le persone interrompono perché a tutti
piacciono le nuove idee, il ritorno è veloce perché ci sono solo due
nomi in lista e va fatto solo una volta!

POSIZIONE N.1 (indirizzo mail)
POSIZIONE N.2 (indirizzo mail)


L'ho trovata divertente e un modo per “comunicare” fra donne in maniera alternativa, così ho seguito le istruzioni e ricevuto undici ricette, che ho deciso di condividere qui con voi, inserendo anche quella che ho inviato io, perché ritengo che anche questo sia un simpatico modo per essere “donneincontatto”.
Ho mantenuto intatti i testi delle mail delle nuove e vecchie amiche che hanno partecipato al gioco, con i loro commenti e suggerimenti, perché mi sembravano meno anonime e più carine :-)
Le ho solo divise in una specie di menù.
Spero di darvi tante buonissime idee da provare!
virginia  
ANTIPASTI
GAZPACHO RIVISTO
Pomodori freschi possibilmente con pochi semi e acqua (p. es. cuore di bue)
Cipolla rossa di Tropea
Peperoni dolci
Cetrioli
Una costa di sedano
Qualche foglia di spinaci freschi
Eventualmente qualche carota
Per condire:
Sale
Olio extravergine d’oliva buono
Tabasco verde
Limone
Pepe nero
Per i crostini:
Pane casereccio
Frullare tutta la verdura (cruda) insieme, quantità a piacere ma con grande preponderanza dei pomodori e in genere della verdura “rossa”, meno cetrioli e quantità minima di spinaci.
Tieni conto che di pomodori, per quattro persone, ce ne vogliono almeno 10.
La ricetta originale prevede un sbollentata veloce ai pomodori per togliere la buccia: a me piace di più con i pomodori crudi e con tutta la buccia, il passaggio di calore cambia il sapore dei pomodori.
La quantità per I condimenti va “sperimentata”, unica attenzione: se non si è abituati il tabasco è molto piccante, però è fresco e molto piacevole. Perciò cominciare con il mettere una decina di gocce, poi si decide quanto ce ne piace.
Andrebbe servito con del ghiaccio, ma non è indispensabile.
Per i crostini da intingerci dentro, io consiglio di fare fette sottilissime e metterle sulla griglia: secondo me è molto meglio dei cubetti.
Spero ti piaccia.

TORTA SALATA
stendi un rotolo rettangolare di pasta sfoglia sul piatto del forno.
cucina 4 uova sode poi sbucciale e tagliale a pezzettini.
in un tegame fai soffiggere 1 cipolla e quando è dorata aggiungi dei
pomodorini tagliati a pezzetti e un pò di passata.
per ultimo aggiungi le uova e mescola delicatamente. a piacere puoi unire dei
filetti di acciuga.
fai raffreddare un po e poi versa il tutto sopra la pasta sfoglia.
arrotola velocemente dando la forma di un salame e metti in forno x 20 minuti.
buon appetito.
PRIMI
PENNE PHILADELPHIA E PEPERONI
Ingredienti:
peperoni gialli e rossi a piacere
una confezione di philadelphia
penne rigate
sale
pepe

Preparazione:
Taglia i peperoni a striscioline e mettili a bollire in acqua e sale
Fai bollire l'acqua/cuoci la pasta e nel frattepo sciogli il philadelphia in un goccio di latte. A scioglimento avvenuto butta dentro al philadelphia i peperoni con un cucchiaio di acqua di cottura e mescola bene. Scola la pasta e butta dentro anche quella. Mescola bene, velocemente e per un minuto (altrimenti diventa tutto asciutto) tenendo il tegame con fiamma piccola e bassa. Aggiungi il pepe nero macinato e mangia fino a scoppiare!

COUS COUS ALLE VERDURE
l'ho preparato stasera per domani, quindi è facile da ricordare...

ingredienti:
cous cous (il mio preferito è quello della palestina in vendita nelle botteghe del commercio equo)
verdure varie piacere (io di solito uso: porro, zucchine, peperoni, melanzane)
mozzarella e/o un tipo di formaggio più saporito

preparazione:
tagliare le verdure a pezzettini piccolini e cuocere in padella (o nel wok, per chi ce l'ha) un tipo di verdura per volta. Intanto cuocere il cous cous seguendo alla lettera le indicazioni riportate sulla confezione.
mescolare verdure, cous cous, mozzarella a dadini e/o formaggio saporito. aggiungere se occorre un filo d'olio

buon appetito!


SPAGHETTI TRICOLORE
per 4 persone
- spaghetti (la quantità a scelta, a seconda di quanto si mangia!!!)
- 1 scatola di polpa di pomodoro (ottima la marca POMILIA o MUTTI)
- una mozzarella fior di latte
- rucola (un mazzetto abbondante)

Cuocere la polpa di pomodoro con un pò di olio, aglio e peperoncino e salare a piacere.
Cuocere gli spaghetti, a fine cottura (bastano 2 minuti) aggiungere nell'acqua degli spaghetti la rucola tagliuzzata, ccolare e unire al pomodoro.
Nel frattempo ridurre la mozzarella a dadini ed aggiungerla a crudo sugli spaghetti conditi.

Buon appetito
Ricetta semplice ed estiva. Ma a casa mia si fa sempre, piace un sacco anche ai bambini!

MINESTRA STRACCIATELLA
questa e' la mia ricetta veloce per 3 persone:

considerando che il brodo ce l'ho sempre pronto in frigo...
2 uova
2 cucchiai di grana
1 cucchiaio di pane grattugiato
pepe e sale
quando il brodo bolle aggiungo la pastella ed e' fatta.

Buon appetito
SECONDI
POLLO CROCCANTE al PISTACCHIO
(dose per 4 persone)
ingredienti:
4 petti di pollo
olio extravergine di oliva
cipolla
vino bianco
pomodorini datterini
pistacchio tritato (io ho quello siciliano già tritato, ma va bene anche tritare nel mixer finemente i pistacchi interi)
capperi
sale, pepe

in padella antiaderente mettere ad appassire nell'olio (poco!) la cipolla a fettine sottili.
Tagliare i petti di pollo a tocchetti e metterli in padella a fuoco più alto perché diventino dorati in superficie. Quando si sono un po' dorati uniformemente aggiungere poco vino bianco e portare a fine cottura. Tagliare per lungo in 4 spicchi i pomodorini e aggiungerli al pollo insieme ai capperi.
Quasi alla fine aggiungere una spolverata di polvere di pistacchio (in quantità variabile in base all'effetto che si vuole ottenere, più in crosta o dandogli solo un po' di sapore). Aggiungere sale e pepe. Servire

FETTINE ESTIVE
Ingredienti:
fettine di lonza di maiale tagliate un po’ più grosse di carpaccio ( ca. 100 gr. a testa)
aceto bianco
sale
aglio, olio e prezzemolo
fate bollire l’aceto (evt. diluito con 1/3 della quantità di acqua) con un po’ di sale grosso
tuffate le fettine di maiale a due o tre alla volta nell’aceto bollente e con una forchetta giratele e tiratele fuori subito
mettetele su carta da cucina che assorbe l’aceto in eccesso, poi disponetele un piatto di portata e conditele con abbastanza olio d’oliva fettine d’aglio e molto prezzemolo trittato
lasciate riposare in frigo per alcune ore rigirandole diverse volte per insaporirle bene, aggiustate di sale e del pepe macinato fresco.
Questo è un ottimo piatto estivo che ha il vantaggio di poter essere preparato in anticipo! Comodo quando si lavora per trovare pronto oppure quando si aspetta ospiti!

ARROSTO IN CASSERUOLA ALL'ARANCIA
Ingredienti: un filetto di maiale,una carota, una cipolla, 2 coste di sedano, il succo di 2 arance, sale, olio, pepe.
Salate e pepate il filetto di maiale, fatelo rosolare leggermente in una casseruola,
aggiungete le verdure finemente tritate.
Quando il tutto sarà ben dorato,
unite il succo d'arancia allungato con un pò d'acqua in modo da coprire la carne.
Cuocete a fuoco lento, in modo però da consentire l'evaporazione dell'acqua.
Dopo circa mezz'ora dovrebbe essere pronto (verificate la cottura).
Togliete la carne dal tegame, fatela raffreddare e poi affettatela.
Potete frullare il fondo di cottura rimasto e disporlo sulla carne affettata.
Guarnite con fette d'arancia.
DOLCI
TORTA allo Yogurt

ingredienti: usare il vasetto di yogurt 125gr come misurino
1 vasetto di yogurt 125gr - gusto a piacere oppure naturale
3 vasetti di farina
2 vasetti di zucchero
3/4 di vasetto di olio di semi
un pizzico di sale
1 bustina di lievito per dolci
2 uova
aggiunte a piacimento, ad es gocce di cioccolato, spruzzo di limone, pezzetti di mela, oppure, una volta cotta, tagliare in due per orizzontale e farcire con panna e fragole fresche sia in mezzo che sopra la torta!!!

preparazione: mettere insieme tutti gli ingredienti con il robot oppure a mano in una terrina mescolando e poi mettere in una teglia ricoperta con carta forno in forno preriscaldato a 200° per i primi dieci minuti, poi abbassare a 180°, in totale deve cuocere per circa 40 minuti, a trenta controllare la cottura nel centro con uno stuzzicadenti, se ancora bagnato lasciare altri dieci minuti, far raffreddare e mangiare

spero ti riesca, fammi sapere! è buona per colazione semplice oppure farcita è un super dolce da festa!
DOLCE FRAGOLE E YOGURT

Faccio una base di pan di spagna o lo compro già fatto al supermercato.
Lo bagno con un pò di succo di arancia.
Mescolo un barattolo grande di yogurt greco con un pò di zucchero fino a farla diventare una bella crema bianca.
Metto uno strato abbondante sul fondo della torta.
Lavo e pulisco le fragole poi le taglio a fette non troppo sottili e le metto in un piatto con un pò di zucchero.
Le dispongo poi a raggiera o come più piace, sulla base di yogurt e metto in frigo per almeno 3 ore.
Buon appetito!

TORTA AL CIOCCOLATO FACILE
INGREDIENTI:
250 gr cioccolato fondente
4 uova intere
100 gr zucchero
100 gr burro
100 gr latte
200 gr farina
1 bustina lievito
1 pizzico sale
rum a piacere
IN UNA PENTOLA FONDERE IL CIOCCOLATO CON IL BURRO, IL LATTE E LO ZUCCHERO. LASCIARE RAFFREDDARE E UNIRE LA FARINA CON IL LIEVITO E UN PIZZICO DI SALE. BATTERE 4 UOVA INTERE E INCORPORARLE AL COMPOSTO E AGGIUNGERE, A PIACERE, RUM. IMBURRARE LA TEGLIA E INFORNARE A 180° PER 20' CIRCA, EVITANDO DI CUOCERLA TROPPO. GLASSARE A PIACERE CON CIOCCOLATO FONDENTE (facoltativo, è buona anche senza!!!!)
....e buon appetito!!!! =)

lunedì 20 giugno 2011

E' possibile migliorare i rapporti interpersonali al lavoro?



Sul posto di lavoro si intrecciano la dimensione delle competenze, delle conoscenze e dei saperi tecnici con quella delle relazioni interpersonali, delle emozioni, dei vissuti soggettivi, che non possono essere lasciati per magia fuori dalla porta.
Al lavoro si creano legami, amicizie o inimicizie, relazioni, che a volte prepotentemente interferiscono con lo svolgimento delle nostre mansioni.
Questi rapporti possono costituire una ricchezza così come un limite, dipende dal significato e dal peso che gli diamo.
Possono essere lo stimolo salvifico che ci permette di resistere ancora in quell'ambiente che non ci rispecchia e non vediamo l'ora di abbandonare, oppure, nonostante il lavoro sia quello che più ci calza a pennello, le persone che lo abitano, possono essere l'aspetto odioso di una realtà in sé appagante.
Come vi ho già detto nel post precedente (se lo hai perso lo trovi qui), l'ambiente – inteso come spazio – nel quale svolgiamo le nostre mansioni, ha un'importanza fondamentale nel farci sentire a nostro agio, ma ne ha ancora di più se lo intendiamo come clima relazionale che ci troviamo a respirare, soprattutto quando la qualità del nostro lavoro non è funzione solo di un'opera solitaria, bensì il frutto di una collaborazione e cooperazione fra varie persone.
I rapporti sereni e costruttivi sono una fortuna da coltivare e una risorsa davvero impagabile, sia sul piano personale che per il lavoro di squadra.
I rapporti critici e difficili invece, ostacolano la crescita individuale e quella di gruppo, ma neanche in questo caso dobbiamo disperare!
Risorsa numero 1: il dialogo.
Alcune di voi a questo punto penseranno “impossibile, ho provato in tutti i modi ma non ho ottenuto niente!”. Si, lo so, ci sono persone e situazioni davvero scoraggianti... però non è detto che non ci si possa riuscire. Qualche suggerimento in più sulle strategie comunicative le trovate qui, ma in generale, provate a fissare un obiettivo alla volta rispetto alla persona con la quale avete problemi a confrontarvi, partendo da quello che vi sta più a cuore, stilando una specie di scaletta di aspetti da cambiare, migliorare o risolvere.
Fate anche una lista di vostri bisogni rispetto a quella persona: in che cosa può aiutarvi e in che cosa esservi di ostacolo? Cosa dovrebbe fare per facilitarvi il lavoro? [mi spiace, l'opzione “sparire dalla faccia della terra” non è contemplata ;-) ] Cosa potete fare voi per facilitare lui/lei? Quali altre persone potrebbero aiutarvi per migliorare il dialogo con questa persona? Rispondendo a queste domande, vi permetterete di valutare diversi aspetti, nei quali anche voi potete fare la vostra parte.
Provate a considerare la possibilità che l'altro sappia affrontare certe questioni solo in un modo e fatevi promotrici di nuove soluzioni, coinvolgendolo, magari citando situazioni nelle quali la vostra idea è stata applicata con successo o ha dato vita a importanti svolte.
Se davvero avete già provato tutto il possibile senza successo, ecco che allora non vi resta che cercare il più possibile di non farvi suggestionare dalle sue azioni o commenti.
In ogni caso possiamo essere noi a decidere quanto e come farci influenzare.
L'attenzione consapevole ci può essere di aiuto.
Assagioli, nello spiegare le leggi che regolano il funzionamento psicologico ci dice che così come “l'attenzione, l'interesse, l'affermazione e la ripetizione rafforzano le idee, le immagini e le formazioni psicologiche su cui si accentrano” così possiamo “ritirare deliberatamente interesse e attenzione da un'immagine o idea sgradita, riducendone gradualmente l'energia e l'attività”.
Cosa significa questo nella nostra esperienza quotidiana?
Significa che in base al valore positivo o negativo che diamo a una persona (al suo giudizio, al suo supporto, alla sua presenza...) o a una situazione, possiamo liberamente scegliere di donargli attenzione e quindi relazione o fiducia, oppure di renderci immuni dalla sua cattiva influenza, distogliendo l'attenzione dalle sue parole, dall'ingerenza sul nostro operato ecc...
Questo non significa che se la persona in questione è il nostro capo, e ci rende la vita difficile, non teniamo più in nessun conto di quello che ci dice in generale... piuttosto significa dargli il giusto valore, limitatamente a ciò che stiamo facendo.
Gli errori più comuni in cui è facile incorrere, in base al diverso temperamento, sono:
  1. mettere in discussione tutta la nostra persona di fronte a una correzione o una critica altrui, (specialmente se viene da qualcuno che nella scala gerarchica del lavoro viene prima di noi) bloccandosi nell'investire energie in nuovi progetti per paura del fallimento.
  2. rischiare ogni giorno di generare liti furiose perché non ci si trova daccordo e si cerca di far valere in ogni modo il nostro punto di vista, sprecando energie preziose che potrebbero essere impiegate più costruttivamente.
Cerchiamo dunque di relativizzare il più possibile, e inoltre, vi suggerisco di usare un pensiero che su di me funziona sempre: quando qualcosa ci fa star male, sul momento ci sembra la cosa più grande del mondo, invece proviamo a immaginarci fra 5 o 10 anni... e immaginiamo di ripensare a quello stesso problema...improvvisamente ci sembrerà piccolo e lontano!
Un abbraccio a tutte e...buon lavoro!
virginia

mercoledì 15 giugno 2011

Un'oasi di benessere (anche al lavoro!)

J. W. Waterhouse
I'm half-sick of shadows, said the Lady of Shalott (1916)

E' giugno inoltrato e anche se il caldo vero fa ancora un po' fatica a raggiungere le nostre terre, la voglia di vacanze e di svago non tarda ad arrivare fra i nostri desideri.
Spesso il week end non basta a saziare la nostra voglia di sole e di divertimento, così dopo due giorni di svago, ci ritroviamo afflitte dalla “sindrome del lunedì mattina”, quando le palpebre si ribellano alla sveglia che fastidiosa ci incita al risveglio, il corpo sembra un peso troppo grande da sollevare dal letto e la motivazione ad iniziare la giornata non ne vuol sapere di nascere col sole.
In inverno, con il freddo, il buio, sembra molto più normale vivere quotidianamente la dimensione lavorativa, pur con tutti i pro e contro che la accompagnano, mentre in estate, il tempo passato dentro un ufficio, un negozio, uno studio, sembra tutto tempo rubato alla gioia di vivere...
Se poi a tutto questo aggiungiamo la conoscenza dei “sintomi” del cosiddetto stress da lavoro correlato, la nostra permanenza sul luogo di lavoro sembra addirittura insopportabile!
In molti giornali ultimamente si fa un gran parlare di obblighi e doveri del datore di lavoro di riuscire a prevenire e a salvaguardare il benessere dei lavoratori, ma quello di cui mi preme parlarvi oggi sono alcune strategie da attuare personalmente per far sì di non vivere il lavoro come una prigione “a tempo”.
Innanzitutto occorre tener conto che vi sono sempre fattori oggettivi e soggettivi che ci fanno percepire un evento o situazione come stressante, e che questi diversi fattori possono dar luogo a piccolissimi o enormi disagi, in base al particolare momento di vita che stiamo passando.
Ricordiamo che ognuna di noi è diversa, quindi è difficile dare regole generalizzate che risolvano qualsiasi cosa: possiamo però mettere in atto piccole strategie di benessere, per vivere meglio la nostra giornata.
Cominciamo da un aspetto che potrebbe sembrare scontato ma non lo è: l'ambiente.
Quanto vi sentite in sintonia con il luogo fisico nel quale passate la maggior parte della vostra giornata? Quanto siete a vostro agio e ne vivete a pieno le possibilità di utilizzo?
Quanto più riuscite a rispecchiarvi in quello spazio e quanto migliore potrà essere il vostro vissuto di permanenza.
È vero, non tutte hanno la fortuna di poter lavorare in un luogo fatto “su misura” da loro e per loro, quindi come possiamo ovviare?
È possibile personalizzarne una parte, (penso a chi lavora a una scrivania) oppure anche portare un po' di voi all'interno del vostro armadietto personale (mi viene sempre in mente l'anta carica di immagini e colori degli armadietti degli studenti dei telefilm americani). Cercate di circondarvi quanto più potete di immagini e simboli che vi mettano allegria e buon umore, di modo che possano essere delle ancore di salvezza cui aggrapparsi nei momenti critici o in tutti i momenti in cui volete pensare ad altro... possono essere foto di persone a cui volete bene, ritagli di giornale, cartoline, piccoli ricordi di un viaggio bellissimo...
Se il vostro è un lavoro di concetto, di applicazione mentale, privilegiate le immagini che evochino il movimento corporeo, la libertà, il dinamismo, un toccasana mentale per la vita sedentaria.
Se invece fate un lavoro in cui è il corpo il protagonista, con sforzi concreti e uso continuo, usate immagini che evochino il relax, il riposo, la calma, così, grazie all'evocazione di emozioni corrispondenti anche il vostro organismo ne trarrà benefici.
Guardatele quando avete bisogno di staccare la spina per un attimo, per riprendere energie e ricaricarvi: ricordate sempre che, soprattutto in lavori di concentrazione, occorre fare anche delle piccole pause ma indispensabili perché la mente possa continuare a lavorare nel benessere e nella produttività.
Un altro aspetto da non sottovalutare è l'organizzazione: quanto più siete organizzate quanto meno tempo sprecherete per coordinare le vostre diverse mansioni.
Cercate di farvi un elenco delle cose da fare, sottolineando quelle urgenti da quelle meno – anche se un'amica tempo fa, mi faceva notare che oggi, negli uffici, è tutto urgente o urgentissimo ;-) - e rispettate le priorità assegnate, senza iniziare mille cose insieme, per paura di non farcela.
Decidete ciò che è improrogabile da ciò che non lo è, accettando la possibilità di poter rimandare al giorno dopo qualcosa.
Se proprio non potete... chiedete aiuto o delegate: molto del nostro stress è dovuto al troppo carico che pesa tutto sulle nostre spalle, spesso semplicemente perché non contempliamo di poterlo dividere.
Infine, provate a cercare nel vostro mansionario quotidiano almeno un aspetto di novità giornaliero (o almeno settimanale): la cosa che spesso rende insopportabile un lavoro è la routine, il grigiore di giornate tutte uguali.
Impegnandovi a trovare un qualsiasi aspetto nuovo o bello (può essere anche il sorriso di un collega, una mail di un cliente nuovo, l'aver imparato una cosa diversa...) potete dare un significato unico a ogni momento, oltre ad allontanare lo stress.
Nel tempo libero dedicatevi poi a hobby e passioni che vi diano gioia, perché il benessere sul lavoro è strettamente legato al benessere della vostra vita in generale.
Se potete, imparate anche semplici tecniche di rilassamento (per uno spunto di partenza puoi leggere qui) da usare nei momenti in cui proprio avete bisogno di una pausa, o avete necessità di calmare emozioni troppo forti.
Vi aspetto nei prossimi giorni per la seconda puntata, con nuove strategie incentrate sui rapporti con colleghi e superiori.

virginia
ps. come avrete notato, ultimamente anche io ho accettato la possibilità di non scrivere un post al giorno, ho moltissimi impegni, quindi per non soccombere allo stress, cerco di scrivere quando mi è possibile ;-). Voi però continuate a seguirci!! 

lunedì 6 giugno 2011

Barbablù: il predatore interiore delle donne



Sai che stai sbagliando. Sai anche che hai già sbagliato in questo modo... molte volte hai ripetuto questo errore. La tua parte più razionale sa che la cosa migliore sarebbe quella di fuggire via lontano da quell'uomo, da quella situazione che porta dolore e niente più.
E invece resti, perché lui dice che sei tu che sbagli, che hai frainteso, che non lo capisci, che non puoi saltare subito a conclusioni così definitive... perché c'è una parte di te che vuole restare più di ogni altra cosa al mondo, che vorrebbe credergli ancora e vuol sperare che sia
la volta buona, la soluzione definitiva, la strada verso una felicità possibile.
Non accetti che gli altri avessero ragione quando con sguardi biasimanti ti apostrofavano che non eravate fatti l'uno per l'altra, sottintendendo verità malcelate che ferivano come pugnali acuminati nella carne. “Io ce la farò, il nostro amore è più forte di tutto” (mentre dentro ti chiedevi quanto a ragione potessi usare quel “nostro” o se fosse meglio usare un singolare, ma fortissimo “mio”, contro tutto e tutti).
Non è facile arrendersi all'evidenza della sanguinante verità. Provi a nasconderla, a te stessa e agli occhi altrui che giudicano, consigliano, disapprovano, ammoniscono, proiettano indulgenza severa... perché quegli occhi inchiodano i fatti alla luce del sole, mentre tu preferisci non vedere, non sapere, rifiutare ogni realtà.
La storia di Barbablù, raccontata da Clarissa Pinkola Estes la trovi qui
E ora, traiamone insieme degli insegnamenti.
La preda di Barbablù è la donna ingenua, portatrice del potenziale creativo e numinoso, che lui tende a distruggere per definizione. La donna ingenua può essere giovane, ma anche una donna matura, che per vari motivi non ha sviluppato in pieno il suo sistema d'allarme che la dovrebbe portare a temere e allontanarsi dal contatto con il predatore distruttivo: infatti, nella storia la giovane sorella ha un moto di paura e sfiducia all'inizio, segnale che il suo istinto è intatto, prova ad avvertirla, ma non è abbastanza sviluppato per essere ascoltato... così “si convince che non è pericoloso, ma soltanto un eccentrico che soffre di idiosincrasie”.
A quante di noi è capitato?
Abbiamo interpretato (e giustificato) comportamenti condannabili, trasformandoli in debolezze dell'altro (“poverino, non lo fa apposta... in fondo mi vuol bene, a modo suo mi dimostra affetto...ha un sacco di problemi a casa, al lavoro..non può pensare anche a me adesso...” ecc..) il tutto riassumibile nella frase “infondo la sua barba non è poi così blu”, non può essere così cattivo come sembra, e via in un gran daffare per dimostrare al mondo che solo noi lo possiamo capire, mentre il nostro mondo perde ogni giorno i suoi colori vitali, pensando che l'unico che conti davvero sia quell'azzurro (infondo non era il colore del famoso principe??) .
Da dove nasce questa tendenza delle donne a voler comprendere a tutti i costi, anche a costo di essere calpestate? Nasce quando siamo bambine, quando ci insegnano ad esser carine e acquiescenti, ma anche quando ci sentiamo naturalmente inadeguate, perché ci viene implicitamente fatto credere che è colpa nostra se le persone intorno a noi non ci amano come dovrebbero... ed ecco che allora, piuttosto che reagire e ribellarsi, ritiriamo gli artigli, ci mettiamo con la coda fra le gambe ad attendere una carezza, una leccata sul muso, (“forse se sarò buona mi amerà...”) che comunque non arriva, (nonostante la nostra speranzosa attesa) o anche se arriva, quanto ci è costata in termini di soppressione di energie vitali?
È qui che nasce il predatore interiore, che prima che fuori, in realtà è dentro di noi.
Questo perverso meccanismo ce lo portiamo dentro, è quello che ci spinge ad accettare il ricatto di Barbablu, la falsa libertà: “puoi fare tutto ciò che vuoi, aprire tutte le cento porte del palazzo, ma non usare questa piccola chiave a spirale”.
È l'accettazione di ciò che l'altro vuol mostrarci, tenendo per sé segreti e ombre che ci porterebbero a scappare via.
Nella storia la sposa si lascia sedurre dal gioco delle sorelle, perché la soluzione non è tanto scoprire il contenuto della stanza segreta, ma il porsi domande giuste che portano la consapevolezza “perché non posso aprire, che cosa mi sta vietando?”: questo è il passaggio dal non voler vedere all'accettare di scoprire, anche se si tratta di una dura verità.
Contrariamente a quanto pensiamo, la parte più difficile da svelare non è tanto la vera natura dell'altro (ci sta ingannando? Tradendo? Usando?) ma il riuscire a sopportare che siamo noi che fino ad oggi gli abbiamo permesso di farlo, perché ci siamo tradite, ingannate e abbiamo rinunciato ad esprimere la nostra anima.
Questa è la sanguinante verità, quella che lascia segni indelebili. E sono segni strazianti ma necessari, poiché spesso, nonostante la scoperta, ci sarebbe una parte di noi che tenderebbe ancora a voler coprire tutto, a voler dire “non può essere così come sembra” “facciamo finta di non aver visto”... invece il sangue dello squarcio di consapevolezza ci impedisce di mettere di nuovo la testa sotto la sabbia e ci spinge ad agire, a progettare la fuga.
Questa fase di organizzazione e osservazione è diversa in ognuna di noi: c'è chi è già pronta a far battaglia e chi invece ha bisogno di più tempo per metabolizzare, chi ha bisogno addirittura di cadere di nuovo in una breve tirannia del predatore, per poi (si spera) dare il colpo finale alla schiavitù e dipendenza...
È durante questa fase che riemerge da un lungo sonno l'aggressività (innata e sana nella psiche di ciascuna!) che è stata repressa, sopita, colpita duramente dalle vicissitudini della propria storia precoce; è qui che emerge una nuova e propulsiva energia di trasformazione, che riuscirà ad uccidere il predatore della psiche, porterà qualsiasi donna al contatto profondo con le sue potenzialità e gli aspetti di sé troppo a lungo negati.
Questa è la rinascita.
Concludo con le parole della stessa Pinkola Estes : “non abbiate paura di indagare il peggio. Soltanto così è garantito un aumento del potere dell'anima”.
E ricordiamo che, una volta iniziate al riconoscimento dei tranelli, nessuno più ci potrà rubare la nostra identità selvaggia e bellissima.

a tutte un augurio di una stupenda settimana
virginia