(Non può piovere per sempre)
Quando
una persona varca la soglia del mio studio, può portare un sintomo - punta dell'iceberg di un disagio che va imparato a cogliere in tutta
la sua completezza e globalità - oppure porta la confusione, il caos
interiore, come un gomitolo di vita così ingarbugliato nel quale è
difficile muoversi ancora e non creare ulteriori nodi che
stringono... o intrappolano.
In
entrambi i casi, il percorso è quello di sciogliere... i ghiacci
dell'iceberg o i nodi del gomitolo, per recuperare calore, ordine,
armonia e ritrovare la propria vitalità, il benessere nascosto,
negato, a volte sconosciuto, ma presente, in attesa di essere
svelato, per ciascuno in modo diverso.
Chi
inizia un percorso, che sia di crescita, di evoluzione o un'analisi,
lo fa perché da solo fa fatica ad avere una visione di insieme degli
eventi della propria vita, che sono stati “troppo” o “troppo
poco” oppure diversi da come avrebbe voluto e desiderato...
Esiste
nel corso dell'esistenza di ciascuno, un alternanza di vissuti che
riescono a essere tollerati, eventi belli o brutti ai quali bene o
male, in molti riescono a farvi fronte e uscire indenni, verso nuovi
obiettivi.
Altre
volte questa capacità viene meno, ci sono momenti, differenti per
ciascuno, in cui qualcosa si rompe, si strappa... oppure si era rotto
tanto tempo fa ma fino ad oggi nessuno se ne era accorto, perché si
erano strutturate delle modalità di comportamento che avevano
occultato la ferita, ma non l'avevano guarita.
Resta
il fatto che quando questo accade, il filo conduttore della propria
vita sembra perdere di senso, manca una bussola che indichi il
cammino fra tante strade possibili oppure ci si sente nella nebbia
più densa, e può essere che anche una qualsiasi strada risulti
invisibile...
Quando
i nostri passi sono nella sofferenza, nel dolore, nella disperazione,
tutto intorno non ha più significato, perché è difficile avere una
visione di insieme quando siamo dentro alle situazioni.
Farsi
accompagnare in un momento così delicato, può rappresentare la
possibilità di riuscire ad attribuire di nuovo un senso a ciò che è
accaduto.
Non
vuol dire pensare positivo.
Vuol
dire fare insieme i passi necessari per rievocare il ricordo, dare
spazio alle emozioni, educare i sentimenti ad esprimersi all'altro,
immaginare insieme una storia possibile, la stessa e allo stesso
tempo “altra” rispetto a quanto evocato, dando spazio ai “come”
che costruiscono più che ai “perché” che bloccano.
Hillman,
in Storie che curano (1983) afferma che “non è l'uomo
che va curato, ma le immagini del suo ricordo, perché il modo in cui
ci raccontiamo e immaginiamo la nostra storia, influenza il corso
della nostra vita” (p.29)
Ogni
persona ha il diritto di recuperare in modo coerente i fili che
compongono la propria storia, ha bisogno di lasciare che l'acqua che
creava l'iceberg fluisca di nuovo nutrendo le radici della propria
esistenza, integrandosi in un disegno più ampio, che va oltre il
singolo episodio e dona importanza all'esperienza umana.
(La vita è una sorpresa)
Per
questo oggi vi dono una storia, che meglio di tanti concetti esprime
ciò che avviene in un percorso di terapia.
Per anni e anni Ghior
girò il mondo alla ricerca di qualche risposta ai suoi affannosi
"perché?". Da piccolo aveva perso la mamma e il papà e
aveva dovuto arrangiarsi per vivere, subendo ogni sorta di
privazioni. La vita, tra imprevisti, delusioni e accidenti di ogni
tipo, non gli aveva mai sorriso veramente.
Ora, stanco e arrabbiato, stava per abbandonarsi definitivamente allo sconforto, ma, prima di mollare la presa, decise di fare un ultimo viaggio per il mondo e, preparata alla buona una sacca con cibo e vestiti, s'incamminò alla ricerca di risposte.
Dopo molto tempo, una notte molto fredda, arrivò in un piccolo villaggio, poche tende di pastori, qualche fuoco e molte stelle. Entrò in una delle tende e vicino al fuoco vide addormentata una vecchia donna. Stava quasi per svegliarla e chiederle ospitalità, quando una mano gli sfiorò la spalla. Girandosi di scatto, si trovò davanti un giovane: era un guerriero che sottovoce, ma con tono imperioso, gli disse: "Per la notte copriti con questa!", e gli porse una coperta morbidissima, di lana pettinata, ricamata con colori accesi: nemmeno il tempo di ringraziare, ed era già sparito.
La luce tenue dell'alba svegliò Ghior, che ancora sotto la sua coperta, si sentì invadere come una piena dal peso dei suoi perché e dei suoi dubbi antichi. La vecchia donna rientrando nella tenda con una brocca fumante di latte di capra e qualche focaccia gli disse: "Figliolo, smetti di tormentarti per nulla".
"Ma la mia sofferenza e le mie disgrazie sono nulla?" rispose Ghior stupito e rattristato.
"Figliolo - riprese la donna - smetti di tormentarti. Ciò che ti ha tenuto caldo durante la notte è proprio la risposta che cerchi".
Ghior non capiva. Cos'era questa cosa che lo aveva tenuto caldo per tutta la notte...ed era anche la risposta ai suoi perché?
Sfiorando il bordo della coperta, la morbidissima sensazione della lana si trasformò in una illuminazione: "La coperta, la coperta mi ha tenuto caldo, la coperta! Ma...come può essere la risposta ai perché complicati della mia vita?".
Appoggiato il latte e le focacce per terra, la vecchia donna si chinò fino a sedersi al giaciglio di Ghior.
"Guarda figliolo - disse mostrandogli un lato della coperta - cosa vedi?"
"Dei colori bellissimi, e disegni ancor più belli ricamati con perfezione mai vista".
"Ora guarda l'altro lato: cosa vedi?".
"Vedo il tipico aggrovigliarsi dei fili del ricamo, colori sovrapposti, confusione, nodi curati ma sempre nodi, e tagli di filo e colori, intrecci imprevisti, senza senso, disegni incomprensibili e brutti da vedere".
"Ecco figliolo, la vita, la tua vita è esattamente così: tu sei sotto il ricamo della vita, puoi vedere questa coperta solo da sotto; è la condizione umana. Nel frattempo, per te, su di te e dentro di te si ricamano dall'altro lato disegni e sfumature straordinarie e di una bellezza sconvolgente, e per questo ricamo a volte si rende necessario tagliare, fare nodi, correggere.
Ora, stanco e arrabbiato, stava per abbandonarsi definitivamente allo sconforto, ma, prima di mollare la presa, decise di fare un ultimo viaggio per il mondo e, preparata alla buona una sacca con cibo e vestiti, s'incamminò alla ricerca di risposte.
Dopo molto tempo, una notte molto fredda, arrivò in un piccolo villaggio, poche tende di pastori, qualche fuoco e molte stelle. Entrò in una delle tende e vicino al fuoco vide addormentata una vecchia donna. Stava quasi per svegliarla e chiederle ospitalità, quando una mano gli sfiorò la spalla. Girandosi di scatto, si trovò davanti un giovane: era un guerriero che sottovoce, ma con tono imperioso, gli disse: "Per la notte copriti con questa!", e gli porse una coperta morbidissima, di lana pettinata, ricamata con colori accesi: nemmeno il tempo di ringraziare, ed era già sparito.
La luce tenue dell'alba svegliò Ghior, che ancora sotto la sua coperta, si sentì invadere come una piena dal peso dei suoi perché e dei suoi dubbi antichi. La vecchia donna rientrando nella tenda con una brocca fumante di latte di capra e qualche focaccia gli disse: "Figliolo, smetti di tormentarti per nulla".
"Ma la mia sofferenza e le mie disgrazie sono nulla?" rispose Ghior stupito e rattristato.
"Figliolo - riprese la donna - smetti di tormentarti. Ciò che ti ha tenuto caldo durante la notte è proprio la risposta che cerchi".
Ghior non capiva. Cos'era questa cosa che lo aveva tenuto caldo per tutta la notte...ed era anche la risposta ai suoi perché?
Sfiorando il bordo della coperta, la morbidissima sensazione della lana si trasformò in una illuminazione: "La coperta, la coperta mi ha tenuto caldo, la coperta! Ma...come può essere la risposta ai perché complicati della mia vita?".
Appoggiato il latte e le focacce per terra, la vecchia donna si chinò fino a sedersi al giaciglio di Ghior.
"Guarda figliolo - disse mostrandogli un lato della coperta - cosa vedi?"
"Dei colori bellissimi, e disegni ancor più belli ricamati con perfezione mai vista".
"Ora guarda l'altro lato: cosa vedi?".
"Vedo il tipico aggrovigliarsi dei fili del ricamo, colori sovrapposti, confusione, nodi curati ma sempre nodi, e tagli di filo e colori, intrecci imprevisti, senza senso, disegni incomprensibili e brutti da vedere".
"Ecco figliolo, la vita, la tua vita è esattamente così: tu sei sotto il ricamo della vita, puoi vedere questa coperta solo da sotto; è la condizione umana. Nel frattempo, per te, su di te e dentro di te si ricamano dall'altro lato disegni e sfumature straordinarie e di una bellezza sconvolgente, e per questo ricamo a volte si rende necessario tagliare, fare nodi, correggere.
Da qua sotto è ovvio che
senza un po' di fede e fantasia vedi solo tagli, nodi e confusione,
ma guarda un po' cosa sta realizzando Dio su di te...un disegno
bellissimo!"
(dal sito
piccolestorie.it)
Auguro
a tutti voi di poter fare dei vostri fili ingarbugliati, ordito e
trama da tessere di nuovo in maniera creativa, e riuscire a vedere
l'opera d'arte che ciascuna vita rappresenta.
Buona
settimana
virginia
[fonti immagini: seaseight.blogspot.it e moshimoshimind.dk ]
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