lunedì 10 febbraio 2014

Anime di pietra



Cosa avete associato nei pensieri leggendo questo titolo?
Ultimamente la parola “anima” ricorre spesso nei nostri post... sempre con significati diversi.
È una parola difficile, anima, soprattutto se associata al materiale della pietra, per natura agli antipodi molecolari rispetto al soffio di vita, lo spirito che illumina le cose, cui il suo concetto etimologico rimanda.
E se vi dicessi che oggi vi parlerò di arte e creatività?
Lo scorso Natale mi sono fatta un regalo che riempie il mio sguardo ogni volta che vi si posa.




Ormai conoscete il mio interesse per la natura del processo creativo, ma ogni volta mi affascina scoprire aspetti nuovi, indagare il percorso misterioso che porta ciascuno a fare della propria vita un opera unica e autentica.
Ancora di più amo ascoltare dalle parole di chi crea, come prendono vita le idee, quali emozioni riescono a fare da tramite fra il mondo interiore e la realtà, concretizzandosi in un manufatto concreto, su carta, su tela, o argilla, o anche, come fa Vito, attraverso la pietra.
Ed è proprio la dimensione del sentimento che apre la breccia nel racconto di questo artista, che mi ha narrato dell'inizio della sua “storia d'amore” con il materiale che oggi plasma con pazienza e attenzione:

Questa passione, è nata per caso, osservando il mio babbo – che faceva il costruttore edile - mentre si cimentava a lavorare uno scarto di pietra leccese, per passare il tempo dopo le sue ore di lavoro.
Preso dalla curiosità ho voluto provare anche io, con quei pochi attrezzi che avevo a disposizione, e da allora è stato amore a prima vista, non ci siamo più separati... ancora ora, a distanza di anni ci metto passione e impegno nel lavorarla e modellarla, facendo attenzione ad ogni piccolissimo particolare, come se fosse ancora quel primo giorno, quando io e il mio "amore" ci siamo incontrati.

Osservando le opere di Vito non si può non sentire questa passione.
È come se la pietra venisse modellata dall'occhio innamorato, come fra gli amanti quando l'uno prende forma nello sguardo dell'altro per risplendere al mondo in tutta la sua gioia. Esiste attraverso di lui o lei.
La pietra leccese si sente coccolata fra le mani del suo artista, me la immagino fremere impaziente, curiosa di sapere cosa diventerà e come... e lui stesso la guarda ammirato, perché attraverso di lei riprende contatto con le sue origini, radici lontane di ricordi di infanzia.
Le mani sapienti di Vito sono il tramite dell'incontro.
Il desiderio di fare dell'essenzialità della sua terra un'opera estetica da respirare con gli occhi:
...l'esigenza di ritornare ogni volta nella mia terra, il Salento, terra straordinariamente bella e allo stesso tempo tanto difficile, terra formata da rocce costiere erose costantemente dal mare e dal vento, da terra rossa arsa da un sole a picco sempre presente, dal mare cristallino, dalla natura a tratti incontaminata, dalla sapiente gente che ha saputo sopravvivere nonostante le innumerevoli difficoltà..

Come ha affermato Jung, chi guarda l'oggetto artistico si trasforma in quell'oggetto, si identifica con esso e si libera in tal modo di se stesso, così attraverso le opere di Vito ti ritrovi a essere dentro quella sua terra con lui, toccando quella pietra che scalda, seguendone le curve e assaporando con i polpastrelli l'erosione, il taglio ammorbidito, il candore rispettoso di un bianco che non abbaglia e non vuole imporsi, ma si staglia svelando un intima sorpresa.
La pietra si fa docile e appare come drappi sovrapposti, molli dopo l'amore. 


Tutto è fatto a mano, dosando energia e precisione, perché la pietra leccese è una donna che vuole essere toccata con cura.


A volte mi chiedo: chissà se la scelta del materiale e il tipo di opera rispecchia la personalità dell'artista?
Tutti gli oggetti di Vito non sono “solo” pietra scolpita, ma servono ad “accogliere”, contengono in un abbraccio virtuoso una luce, una candela, oppure una piantina, e diventano così l'espressione di una sintesi di opposti che coesistono: luci e ombre, freddo e caldo, materia inerte e materia viva.





Le lampade poi, acquistano una doppia identità: scultura di giorno e meraviglia di notte.



Osservando le Anime di pietra, ho compreso perché Vito ha scelto questo nome: si tratta di dare forma a un anelito di bellezza colto in un paesaggio, vuol dire rendere concreto il viscerale legame con il passato, vedere l'emozione che si fa materia e tende verso l'infinito grazie alla luce.
Come avviene dentro di noi: percepiamo le nostre anime statiche e a volte pesanti come la pietra, invece sono in continua trasformazione, in movimento; possiamo prendere distanze dai rettilinei che imprigionano e farsi linee curve nello spazio, elevandoci dalla gravità, testimonianza che l'arte, il genio creativo, può - se vuole -  smuovere montagne... o scolpirle.

"Gli atti creativi di ognuno,
qualunque essi siano,
traggono una forma costruttiva
dall'apparente caos amorfo delle nostre vite"
(Rollo May)

Vito e le sue Anime di Pietra lo trovate qui o agli indirizzi qui sotto



buona settimana
virginia 

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