Nella psicopatologia dei miei sogni c'è sempre una chiave di lettura che permette di aprire una porta nascosta, quella che subito non vedi e che magari è piccola piccola, mimetizzata da una tenda, come quella di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Arriviamo al suo cospetto senza neanche accorgersi, dopo un volo che fa presagire il peggio.
[prima di continuare a leggere, se non vi ricordate il film, consiglio di guardare qui]
[prima di continuare a leggere, se non vi ricordate il film, consiglio di guardare qui]
È quello che succede a chi arriva a rivolgersi a una psicologa come me, dopo una brutta crisi in cui crede di poter morire perché i sintomi che lo assalgono lo trascinano in un vortice di paura, angoscia, panico che invadono il cuore, i polmoni, le idee e così via in un fiume di palpitazioni, asfissia, pensieri senza fine, finché non arrivi a testa in giù in fondo al precipizio del terrore, e ti accorgi che non sei morto.
Perché, contrariamente ai vissuti percepiti, in realtà di attacco di panico non si muore.
Così, eccoti lì, davanti a questa sconosciuta che ti sorride e ti rassicura (mentre tu pensi “ridi bene tu, mica lo hai provato!”), alla ricerca di un significato per quello che è successo e non ti sai spiegare.
Cominci a scandagliare i ricordi, le situazioni, i pensieri, le emozioni e molte porte che conosci, ma non aprivi da tempo, ti svelano di nuovo il loro contenuto di vita, vicina e lontana.
Tutto adesso ti sembra analizzato, esaminato con raziocinio e concretezza, ingrandito e studiato: nonostante questo, adesso ti senti come in una stanza senza vie d'uscita.
I sintomi a volte spariscono, altre no, ma su tutto permane un senso di disfatta.
Ed è allora che la vedi, o forse appare.
C'è un pertugio, una porticina che speri ti conduca finalmente fuori da questo labirinto e invece ti senti dire:
“Sei troppo grossa, proprio impassabile”
“Vuol dire impossibile”
“No, impassabile, nulla è impossibile”
E già qui, la voce della tua assennatezza ti manda un segnale di allarme (“questa è più fuori di me”). Ma ugualmente procedi.
Arriva la proposta: “Bevimi” e ancora la vocetta del divieto si fa sentire più forte e saccente “attenzione, se bevi da bottiglie che non sai cosa contengono, è quasi certo che prima o poi ne subirai le conseguenze!!”.
Quanti divieti, proibizioni, restrizioni, rinunce hai subito fino ad oggi? Per chi? Perché? Decidi di disobbedire e provare a vedere cosa succede.
Wow! Funziona! Qualcosa si trasforma, acquisti una nuova energia, per un periodo sembra che tutto sia tornato come prima. Poi ti accorgi di aver lasciato la chiave sul tavolo.
Ma c'era davvero anche prima? O questa dottoressa si prende gioco di me?
Questa dimensione del rischio non mi piace. Forse stavo meglio nella noia statica del “prima” della caduta, dove non ero felice ma almeno al sicuro, coi piedi per terra e qualche certezza.
Ed ecco di nuovo: “Mangiami”. Se ha funzionato prima...
E invece, effetto disastroso! Ti senti fuori luogo, ingombrante, tutto ciò che hai richiuso dietro a quelle porte già visitate all'inizio, riemerge con potenza maggiore e ti accorgi che tutto ti va così stretto, ti senti in gabbia! (e un pensiero si insinua: ma sono io che sono cresciuta o semplicemente mi sono accorta che è ciò che mi circonda che è sempre stato asfissiante?)
Ti lasci andare alle lacrime... di dolore, di paura, di sconforto... di desiderio.
Un momento... ho detto “Desiderio”? Ecco un'altra bottiglia.
Magicamente torni alla tua dimensione. Diventi il contenuto di quel minuscolo contenitore di vetro. Tu rappresenti il tuo messaggio in bottiglia, uscito dalle stagnanti acque dei confini certi per avventurarsi nel mare aperto di nuove avventure.
Forse è questo il significato dei miei sintomi. Aprire drasticamente un varco, un contatto, fra me e i miei desideri più reconditi, inaccettabili fino ad oggi, negati e relegati chissà dove.
Adesso puoi avventurarti nel tunnel buio di quella porticina. Non hai più bisogno della chiave, perché conosci la strada. E' la "tua" strada, verso la realizzazione di quello che sei.
Di là ti aspetta il tuo paese delle meraviglie: hai scoperto che il tuo attacco di panico non può condurre alla morte, perché in realtà è un attacco impellente, irriverente e straripante di meravigliosa vita.
virginia
Nessun commento:
Posta un commento