Questo
è il titolo di un paragrafo illuminante del libro “Essere e Amare”
di Altea Horner del lontano 1987 (addirittura 1978 nell'edizione in
lingua originale), ma come tutte le verità che riguardano la psiche,
tutt'oggi valido e chiarificante nella sua profonda semplicità.
L'autrice
– psicoterapeuta in California – mostra come le difficoltà che
le persone incontrano nelle loro relazioni di coppia, traggano
origine dai primissimi rapporti di attaccamento con le figure
genitoriali.
Come
spesso avete letto su queste pagine virtuali, i nostri precoci legami
familiari ci danno l'imprinting per le successive dinamiche
affettive, nelle quali tentiamo o di risolvere ciò che è rimasto in
sospeso con i genitori oppure riproponiamo lo stesso modello al fine
inconscio di riuscire a comprenderlo.
Una
relazione adulta e matura fra due persone però, dovrebbe essere il
più possibile libera da un tale tipo di proiezioni, altrimenti non
ci saranno mai due persone che si amano così come sono, bensì due
bambini che fanno ancora i conti con i fantasmi del passato.
Mi
soffermerò oggi sulle persone che non riescono a stare da sole,
che vivono la mancanza di un partner come una iattura da evitare a
tutti i costi, per cui finiscono per aggrapparsi a rapporti
insoddisfacenti, pur di aver qualcuno a far loro compagnia.
Attenzione:
è implicito che il bisogno di amore, affetto, amicizia e appoggio
faccia parte della condizione umana. Non voglio qui fare l'elogio
della vita da eremiti sulla montagna.
Occorre
però distinguere fra il riuscire a stare un periodo più o meno
lungo da soli, per poter scegliere un partner con cui condividere a
pieno la propria vita, dal bisogno compulsivo di passare da un
partner all'altro quasi senza un momento di contatto con la propria
individualità, oppure, il continuare a stare in una relazione che
non dà nulla, pur di aver qualcuno.
Ci
sono tanti modi di essere dipendenti – alcuni molto ben
cammuffati – come ci dimostra la Horner nel suo libro.
Vediamoli
insieme:
Ho
bisogno di te per convincermi che esisto
questa
è la tipologia più palese, anche ad occhi meno esperti.
Si
tratta di quelle persone che hanno avuto delle carenze infantili così
profonde che adesso hanno sempre la necessità, per sentirsi vivi, di
essere nello sguardo dell'altro, al centro del suo mondo e che vivono
qualsiasi cosa o persona allontani il proprio amato come un
tradimento, perché temono l'annichilimento se l'altro non c'è più
per loro.
La
conseguenza è che mettono in essere atteggiamenti così richiedenti
e spesso assillanti, con pretese irrealistiche, che realmente
allontanano l'altro da sé, disperato perché accusato di non far mai
abbastanza.
Nel
caso in cui non riescano a portare avanti le loro pretese, possono
diventare estremamente accondiscendenti per evitare che l'altro se ne
vada, ma in questo modo perdono di vista loro stessi, rinunciando
alla propria identità.
Ho
bisogno di te per sapere chi sono
si
tratta di coloro che usano l'altro come specchio che li definisca e
gli rimandi un'immagine definita, un ruolo che gli doni sicurezza.
Spesso
si tratta di persone che molto precocemente hanno dovuto
corrispondere a un ruolo che era funzionale per i genitori (il/la
bravo/a bambino/a, l'ometto o la donnina di casa) così da garantirsi
l'affetto.
Oggi
questa persona non riesce più a prescindere da quel ruolo: spesso
sono addirittura incapaci di permettere a qualcuno di prendersi cura
di lui/lei e diventano dipendenti da partner cui fanno da genitore,
perché la loro autostima è plasmata su questo modello di
accudimento inverso.
Ho
bisogno di te per non sentirmi perduto
in
questo caso, la persona ha bisogno dell'altro perché funga da centro
aggregatore della sua vita, la base sicura da cui partire per poter
esplorare il mondo.
Si
tratta di quelle persone che tendono ad avere un rapporto lungo e
sicuro, ma privo di intensità, per poi dedicarsi a relazioni
saltuarie dove poter agire altre parti di sé.
Un
po' come fa il bambino con la mamma, quando inizia a muovere i primi
passi: ogni tanto si volta a vedere se c'è, perché senza di lei che
fa da sicurezza, ciò che va ad esplorare diventa insicuro e
minaccioso.
Per
questo, nel caso il partner non accetti più di fare solo da punto
fermo, la persona in questione, tenderà inevitabilmente a trovare
subito un valido sostituto per poi poter riprendere il processo come
prima.
Ho
bisogno di te per sentirmi perfetto
Può
darsi il caso che al fine di mantenere l'illusione della propria
perfezione, uno dei due partner finisca con l'attribuire all'altro i
propri aspetti negativi, facendo in modo che l'altro si senta davvero
così, ovvero che sperimenti sulla sua pelle ad es. il sentirsi
inferiore, mai all'altezza, poco avvenente ecc... (care lettrici
affezionate, vi ricorda qualcuno questo processo?)
A
un'osservazione superficiale potrà sembrare che sia il partner “di
serie B” ad aver bisogno ed essere dipendente da quello,
chiamiamolo “di serie A”, mentre in realtà si tratta di
dipendenza in entrambi i casi, ed è per questo che coppie siffatte
sono così dure a sciogliersi. Quando il perfetto perde l'imperfetto
non riesce più a viversi completo, per cui farà di tutto per
recuperare il rapporto.
Ho
bisogno di te per stare bene con me stesso
si
tratta del caso in cui il partner ha bisogno dell'approvazione
dell'altro per sentirsi meritevole d'amore, ma questo diventa spesso
un'arma a doppio taglio, perché è davvero così impellente il
bisogno di approvazione che la persona intuisce ciò che deve fare
per riceverlo e si comporta di conseguenza.
Così
da una parte riceve il riconoscimento agognato, ma non per la sua
autenticità, bensì per quella maschera che ha indossato pur di
riceverlo, condizionato dalla paura della perdita.
Ho
bisogno di te per valutarmi per contrasto
in
questo difficile modo di relazionarsi, l'altro è sempre necessario
come elemento da cui distinguersi: c'è una dipendenza ma è basata
sulla competizione.
(Ad
es. lei è bella ma io sono intelligente)
L'altro
non è mai visto per quello che è, così come se stesso non è
percepito con qualità e caratteristiche a se stanti, bensì sempre
in contrasto l'uno con l'altro, e per questo dipendenti.
In
questa situazione la relazione è un perenne oscillare di alti e
bassi, dove se l'uno e su l'altro deve essere giù e viceversa, ma
anche qui il doppio legame è così forte che difficilmente la catena
si spezza.
L'ultimo
caso è quello della dipendenza
ostile
la
forma più intensa per stare vicini ma allo stesso tempo separati.
Il
conflitto e l'eventuale vincita gratifica il bisogno di avere un
potere sull'altro, che è visto troppo potente, ma dal quale dipende,
proprio come il bambino quando a due anni è nel momento
dell'ambivalenza fra la necessità di restare attaccato alla mamma e
di avere una propria piccola autonomia.
Non
esiste una soluzione facile per risolvere queste dinamiche.
Posso
solo lasciarvi con le ultime parole del libro
La lotta per armonizzare
l'essere con l'amare, per mantenere il senso della propria identità
e integrità, e apprezzare in pari tempo l'interezza della persona
che amiamo, è una battaglia che ha inizio nella culla e dura tutta
la vita.
Buona fortuna
e, per adesso, buona settimana
virginia
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