lunedì 22 settembre 2014

E se vi conosceste adesso?



un'idea improvvisa sulle affinità
che legano gli amanti fra loro.
Noi non siamo né maschio né femmina,
bensì un composto di entrambi.
Io preferisco il maschio,
che svilupperà ed espanderà
il maschio in me.
Il maschio sceglie me
per sviluppare la femminilità in se stesso.
Per diventare completi.”

(Katherine Mansfield)

Gabriel Garcia Marquez dopo trent'anni di matrimonio con la moglie Mercedes soleva dire che a un certo punto si era reso conto di conoscerla così bene da non avere la minima idea di chi fosse.
È di questo che voglio parlarvi oggi.
Della difficoltà all'interno delle coppie, di tollerare le trasformazioni che il tempo necessariamente conduce: 
“le persone cambiano e dimenticano di dirselo” affermava Lillian Hellman.
A me verrebbe da aggiungere che spesso, cambiano e addirittura si rinfacciano di essere cambiate.
Mi dispiace informavi che l'idea di restare sempre tali e quali a quel lontano periodo del primo appuntamento è pura illusione.
Così come è illusione il vivere perennemente con qualcuno che resta uguale a se stesso nonostante le esperienze, le persone con cui entra in contatto, il tempo che passa e fa fare bilanci e nuove scelte.
Ma l'affermazione di Marquez ci permette un'ulteriore riflessione: quando pensiamo di conoscere davvero qualcuno, sapere tutto, in modo che quella persona per noi non abbia alcun elemento di novità, è proprio lì che ci sbagliamo.
L'assegnare etichette o caratteristiche fisse e immutabili, se da un lato ci permette di essere tranquilli, dall'altra non permette al rapporto di evolversi.
Questo non significa solo che impedisci all'altra persona di poter essere se stesso/a, ma impedisci anche a te di crescere e scoprirti in nuove parti, perché pensare che sono gli altri che cambiano e tu sei rimasto/a uguale è una bugia.

Una volta parlando con una paziente di questo argomento ha esclamato impaurita: “ma ci vuole coraggio... e se poi l'altro non è pronto a cogliere (ma soprattutto ad accogliere) le trasformazioni?”
Si. È un rischio.
Ma il rischio più grande è che il rapporto muoia giorno dopo giorno e i due partner si allontanino irrimediabilmente senza far niente in proposito.
Il rischio è che poi entrambi vadano a cercare quell'altra metà che li completi fuori da casa perché non sanno che potrebbero scorgerla fra le pieghe polverose di quella calda coperta del matrimonio che protegge ma assopisce.
E un bel giorno ti svegli, guardi chi ti dorme accanto e non sai più che è.
A quel punto a te la scelta: conoscerlo come se fosse la prima volta – ma una prima volta diversa, più matura, consapevole e competente – oppure alzarsi e andare ciascuno per la propria strada.
L'altra metà di cui ci parla la Mansfield, non è solo legata al maschile e femminile dentro di noi: si tratta di tutto ciò che ci manca e ci arricchisce.

È pieno il mondo di persone che affermano: il mio compagno non deve/ la mia fidanzata queste cose non le fa/ mio marito è il solito...../ la mia compagna sa fare solo..../figurati se gli dico questo potrebbe arrabbiarsi, svenire, morire, ecc...
La coniugazione al maschile o femminile è una pura casualità. 
Queste affermazioni valgono per entrambi i sessi.
E ad ogni frase di questo tipo muore un pezzettino di quella personalità in continuo divenire...

Nel titolo di oggi c'è proprio la possibilità di un salvataggio.
È un gioco/esercizio che viene proposto anche nelle terapie di coppia.
Perché non metterlo in pratica subito, anche se la vostra relazione procede bene, senza mai giungere a far si che la situazione sia irrimediabile?
La situazione standard è il ritagliarsi una serata insieme, a due (può essere in un ristorante nuovo oppure anche nell'intimo della vostra stanza).
Proibito parlare di figli, genitori, lavoro o organizzazione familiare pratica.
È possibile parlare di figli o familiari solo se si tratta di bisogni, desideri, cambiamenti, e anche insoddisfazioni, ma non di cose quotidiane circa il chi porta a scuola chi, domenica facciamo, andiamo ecc...
Si può parlare di sé, dei vissuti di un'esperienza (ma anche la riflessione a voce alta di un film, un libro, un episodio di vita reale), delle ferite inferte e ricevute, delle speranze e desideri, del futuro: insomma, di tutto ciò che riguarda la vita interiore.
Ovviamente la prima regola è: astenersi dal giudizio.
La seconda è provare a vedere le cose da diversi punti di vista, saper entrare nel mondo dell'altro, senza partire in quarta con reazioni controproducenti.
Nel caso in cui avvenga in voi una reazione emotiva forte, anche questa può essere oggetto di condivisione e dispiegamento di sé. 
La terza è cercare di fare il punto, partendo proprio dai bisogni. Chiedersi a vicenda “di cosa hai bisogno?”.
Qualcuno a volte ama immaginarsi proprio come due estranei che si raccontano.
Se fosse oggi un primo appuntamento, cosa vi colpirebbe di quest'uomo o di questa donna?

Non mi resta che augurarvi una buona serata!
virginia

ps. se volete altri spunti li trovate qui e qui e un piccolo rimedio floreale per le relazioni "spente" qui  

1 commento:

Roberta ha detto...

Quando ho scoperto la relazione che il mio ex marito pietà a avanti da qualche mese mi sono sentita dire che io non ero più la stessa donna che aveva sposato ! Niente di più vero! Mi sono sentita così sbagliata! Così in colpa di essere la responsabile del suo tradimento! Può sembrare assurdo ma veramente mi sentivo così! Ho provato anche a cercare di rincorrere la ragazza che ero stata! Ma ero e sono mamma! Sono maestra! Ero moglie! Certo che non potevo essere più ragazza! Quando ho scelto la strada del cambiamento mi sono accorta che sono donna.... Questo si... Lo avevo nascosto, i miei bisogni, i miei sogni, la mia pazzia! Ed ero diventata "grigia"... Sarebbe stato bello trasformare i miei colori insieme ai suoi! Ma così non è stato, ... Però ho scoperto e riscoperto sfumature e toni che danno altro colore alla mia vita!
Grazie x l'opportunità che offri nel fermarsi a riflettere sull'arte della vita!
Roby