“un'idea
improvvisa sulle affinità
che
legano gli amanti fra loro.
Noi
non siamo né maschio né femmina,
bensì
un composto di entrambi.
Io
preferisco il maschio,
che
svilupperà ed espanderà
il
maschio in me.
Il
maschio sceglie me
per
sviluppare la femminilità in se stesso.
Per
diventare completi.”
(Katherine
Mansfield)
Gabriel
Garcia Marquez dopo trent'anni di matrimonio con la moglie Mercedes
soleva dire che a un certo punto si era reso conto di conoscerla così
bene da non avere la minima idea di chi fosse.
È
di questo che voglio parlarvi oggi.
Della
difficoltà all'interno delle coppie, di tollerare le trasformazioni
che il tempo necessariamente conduce:
“le persone cambiano e
dimenticano di dirselo” affermava Lillian Hellman.
A
me verrebbe da aggiungere che spesso, cambiano e addirittura si
rinfacciano di essere cambiate.
Mi
dispiace informavi che l'idea di restare sempre tali e quali a quel
lontano periodo del primo appuntamento è pura illusione.
Così
come è illusione il vivere perennemente con qualcuno che resta
uguale a se stesso nonostante le esperienze, le persone con cui entra
in contatto, il tempo che passa e fa fare bilanci e nuove scelte.
Ma
l'affermazione di Marquez ci permette un'ulteriore riflessione:
quando pensiamo di conoscere davvero qualcuno, sapere tutto, in modo
che quella persona per noi non abbia alcun elemento di novità, è
proprio lì che ci sbagliamo.
L'assegnare
etichette o caratteristiche fisse e immutabili, se da un lato ci
permette di essere tranquilli, dall'altra non permette al rapporto di
evolversi.
Questo
non significa solo che impedisci all'altra persona di poter essere se
stesso/a, ma impedisci anche a te di crescere e scoprirti in nuove
parti, perché pensare che sono gli altri che cambiano e tu sei
rimasto/a uguale è una bugia.
Una
volta parlando con una paziente di questo argomento ha esclamato
impaurita: “ma ci vuole coraggio... e se poi l'altro non è pronto
a cogliere (ma soprattutto ad accogliere) le trasformazioni?”
Si.
È un rischio.
Ma
il rischio più grande è che il rapporto muoia giorno dopo giorno e
i due partner si allontanino irrimediabilmente senza far niente in
proposito.
Il
rischio è che poi entrambi vadano a cercare quell'altra metà che li
completi fuori da casa perché non sanno che potrebbero scorgerla fra
le pieghe polverose di quella calda coperta del matrimonio che
protegge ma assopisce.
E
un bel giorno ti svegli, guardi chi ti dorme accanto e non sai più
che è.
A
quel punto a te la scelta: conoscerlo come se fosse la prima volta –
ma una prima volta diversa, più matura, consapevole e competente –
oppure alzarsi e andare ciascuno per la propria strada.
L'altra
metà di cui ci parla la Mansfield, non è solo legata al maschile e
femminile dentro di noi: si tratta di tutto ciò che ci manca e ci
arricchisce.
È
pieno il mondo di persone che affermano: il mio compagno non deve/ la
mia fidanzata queste cose non le fa/ mio marito è il solito...../ la
mia compagna sa fare solo..../figurati se gli dico questo potrebbe
arrabbiarsi, svenire, morire, ecc...
La
coniugazione al maschile o femminile è una pura casualità.
Queste
affermazioni valgono per entrambi i sessi.
E
ad ogni frase di questo tipo muore un pezzettino di quella
personalità in continuo divenire...
Nel
titolo di oggi c'è proprio la possibilità di un salvataggio.
È
un gioco/esercizio che viene proposto anche nelle terapie di coppia.
Perché
non metterlo in pratica subito, anche se la vostra relazione procede
bene, senza mai giungere a far si che la situazione sia
irrimediabile?
La
situazione standard è il ritagliarsi una serata insieme, a due (può
essere in un ristorante nuovo oppure anche nell'intimo della vostra
stanza).
Proibito
parlare di figli, genitori, lavoro o organizzazione familiare
pratica.
È
possibile parlare di figli o familiari solo se si tratta di bisogni,
desideri, cambiamenti, e anche insoddisfazioni, ma non di cose
quotidiane circa il chi porta a scuola chi, domenica facciamo, andiamo ecc...
Si
può parlare di sé, dei vissuti di un'esperienza (ma anche la riflessione a voce alta di un film, un libro, un episodio di vita reale), delle ferite
inferte e ricevute, delle speranze e desideri, del futuro: insomma,
di tutto ciò che riguarda la vita interiore.
Ovviamente
la prima regola è: astenersi dal giudizio.
La
seconda è provare a vedere le cose da diversi punti di vista, saper
entrare nel mondo dell'altro, senza partire in quarta con reazioni
controproducenti.
Nel caso in cui avvenga in voi una reazione emotiva forte, anche questa può essere oggetto di condivisione e dispiegamento di sé.
La
terza è cercare di fare il punto, partendo proprio dai bisogni.
Chiedersi a vicenda “di cosa hai bisogno?”.
Qualcuno
a volte ama immaginarsi proprio come due estranei che si raccontano.
Se
fosse oggi un primo appuntamento, cosa vi colpirebbe di quest'uomo o
di questa donna?
Non
mi resta che augurarvi una buona serata!
virginia
1 commento:
Quando ho scoperto la relazione che il mio ex marito pietà a avanti da qualche mese mi sono sentita dire che io non ero più la stessa donna che aveva sposato ! Niente di più vero! Mi sono sentita così sbagliata! Così in colpa di essere la responsabile del suo tradimento! Può sembrare assurdo ma veramente mi sentivo così! Ho provato anche a cercare di rincorrere la ragazza che ero stata! Ma ero e sono mamma! Sono maestra! Ero moglie! Certo che non potevo essere più ragazza! Quando ho scelto la strada del cambiamento mi sono accorta che sono donna.... Questo si... Lo avevo nascosto, i miei bisogni, i miei sogni, la mia pazzia! Ed ero diventata "grigia"... Sarebbe stato bello trasformare i miei colori insieme ai suoi! Ma così non è stato, ... Però ho scoperto e riscoperto sfumature e toni che danno altro colore alla mia vita!
Grazie x l'opportunità che offri nel fermarsi a riflettere sull'arte della vita!
Roby
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