lunedì 21 febbraio 2011

Stalking: quando le attenzioni diventano persecuzione


E' complicato parlare di stalking, riducendolo ad appostamenti e inseguimenti, perché la “sindrome del molestatore assillante” si può esprimere in condotte ossessive che vanno dalla semplice offerta di attenzioni e intenti pseudo-affettivi fino a sfociare in vere e proprie minacce, violenze fisiche o psicologiche.
Ancora più labile diventa il confine quando si varca il mondo virtuale...dove tutte le informazioni sulla vita privata, gli spostamenti, le passioni, persino i pensieri e le emozioni sono condivisi su quel diario (non più segreto come quelli di un tempo) che oggi si chiama facebook, perché lo stalking parte proprio dalla ricerca spasmodica di quante più notizie possibili sul mondo dell'altro.
È vero, anche lì possiamo avere un piccolo lucchetto di sicurezza come quelli che sigillavano i segreti su carta, perché è possibile spuntare con un solo click qualche quadretto nascosto fra le opzioni privacy e magicamente tutto ciò che ci riguarda sarà accessibile solo a un limitato pubblico di amici, o amici di amici, al massimo...ma quando a questo insieme di persone si attribuisce un numero (100, 200, 300?) forse non siamo più così al sicuro, visto che le statistiche dicono che la maggior parte degli stalker sono persone non poi così sconosciute (molte volte addirittura ex fidanzati/e)?
Non è mia intenzione creare allarmismi infondati, ma questa è la settimana nazionale di prevenzione dello stalking (per maggiori info http://www.stalking.it/ ) e credo che sia opportuna una piccola riflessione in proposito, per sapere, conoscere, poter agire.

Il comportamento molestatorio si manifesta attraverso tentativi di comunicare alla “vittima” i propri pensieri, emozioni (di amore ma anche odio o vendetta), bisogni ma anche impulsi e desideri, in qualsiasi modo possibile (dalla lettera, alle mail o sms, fino ad atti vandalici su muri ed oggetti personali, quali la macchina o il motorino) .
Oltre a questo, il climax di comportamenti eccessivi, può arrivare a vere e proprie condotte di appostamento, tentativi di contatto e confronto diretto, in giro per strada, al lavoro o a casa. Il tutto avviene in maniera ripetuta, continua e senza tregua.
Questo ovviamente crea un vissuto di angoscia e senso di impotenza nella persona che si trova a subire tutto ciò, ma non sempre viene riconosciuto in tutta la sua gravità, proprio perché spesso, chi lo pone in atto, ha avuto un'importanza affettiva e non si può credere che arrivi a tanto.
Quando si tratta poi della conseguenza della fine di un rapporto (i fatti di cronaca in questo ne confermano la frequenza), la vittima si trova pure a fare i conti con i sensi di colpa legati alla propria decisione di terminare la storia d'amore, cercando quindi di tollerare e dare possibilità all'altro di sfogare la sua rabbia, pensando di aiutarlo, nonostante i dubbi e la paura per la propria incolumità.
Studi recenti hanno tentato di classificare diverse tipologie di stalker, sulla base della letteratura criminologica, sottolineando che non è possibile creare un profilo omogeneo, dato che si intrecciano tratti di personalità non sempre psicopatologici, con caratteristiche che mutano da caso a caso e da persona a persona.
Volendo però generalizzare, si hanno cinque ipotetici profili, distinti in base alle motivazioni che sottendono i comportamenti:
  1. il “risentito” è colui che agisce sulla scia della vendetta per un ipotetico rifiuto o torto subito. Ha scarso contatto con la realtà che tende a interpretare secondo i suoi criteri, alla ricerca di conferme di ciò che ritiene valido.
  2. Il “bisognoso d'affetto” è colui che proietta sulla vittima tutta una serie di caratteristiche (non sempre presenti in realtà) che la avvicinano alla sua idea di partner o amante ideale, al quale è richiesta attenzione, affetto e vicinanza fisica. Il rifiuto dell'altro viene negato, interpretandolo come un blocco od ostacolo, da aiutare a rimuovere per coronare il sogno d'amore. Il suo comportamento può assumere anche espressa richiesta di erotismo.
  3. Il “corteggiatore incompetente” è colui che riversa sull'altro dei comportamenti d'approccio insistenti e goffi, dovuti alla sua incapacità di entrare in relazione ed esprimere i suoi vissuti in maniera corretta. Reagisce al rifiuto in maniera violenta e offensiva, ma spesso finisce per cambiare oggetto del desiderio, senza perpetrare le sue avances a lungo nel tempo.
  4. Il “respinto” è di solito un ex o una persona vicina che viene respinta e vuol mirare a stabilire di nuovo una relazione o vendicarsi dell'abbandono. Entrambe le soluzioni, infatti, vengono considerate inconsciamente come mantenimento del legame, preferibili alla perdita assoluta dell'altro, che, per problemi relativi alla storia personale, verrebbe interpretata come un vero e proprio annientamento di sé.
  5. Il “predatore” assume i connotati di atteggiamenti parafilici, dove l'elemento di paura dell'altro diventa motivo di eccitazione per i fini sessuali cui questo comportamento tende (possono essere pedofili o feticisti).
Cosa si può fare?
Non tacere, non isolarsi, per paura o vergogna o addirittura per tutelare l'altro in virtù di ciò che c'è stato. Riuscire a parlarne, chiedere aiuto, se necessario anche alle forze dell'ordine per capire se ci possono essere gli estremi per agire, subito.
virginia

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